La prima release solista di
Ray Alder (storico cantante dei
Fates Warning), per quanto piacevole, non brilla di certo per originalità o inventiva.
I dieci episodi che costituiscono
“What The Water Wants” pagano lo scotto della mancanza di un autore dello spessore di
Jim Matheos, in grado di valorizzare a dovere la magica ugola del cantante americano.
La proposta del full-length è lineare, e si ispira tanto all’alternative rock/metal più orecchiabile (
“Under Dark Skies”, “What The Water Wanted”) quanto al progressive meno tecnico - ma non per questo meno efficace - di scuola
Queensrÿche (
“Some Days”, “The Killing Floor”).
Spiccano le tracce al vetriolo dove il rifframa è protagonista (
“Shine”, “Wait”), ma è anche giusto segnalare almeno un paio di filler come
“A Beautiful Lie” (hard rock poco ispirato) e
“The Road”, una ballad piuttosto insipida.
Sicuramente un gradito ritorno per i fan degli Engine.
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