I Burialmound hanno, dal 1995 al 1998, un passato come Utgard, prima di acquisire l’odierno moniker, con il quale nel 2001 hanno pubblicato il debut “Black Death”, disco che viene riproposto integralmente in coda al nuovo “Devil’s Work”, per un totale di 19 brani e 77 minuti di musica.
In finlandesi mettono in scena un devastante attacco fatto di Death Metal a tinte Black, con riferimenti dichiaratamente anticristiani, come si evince da titoli come “At Golgotha I Masturbate”, e c’è da dire che il nuovo, sebbene registrato nel 2003, “Devil’s Work” rispetto al precedente “Black Death” è più variegato e strutturato anche se forse meno grezzo e d’impatto.
In effetti è strano dovere recensire due dischi in uno, ed è impossibile non notare le differenze e i parallelismi. Di certo ascoltare 77 minuti filati di brutale death metal non è l’ideale per chi ha premura per i propri neuroni, però l’assalto di pezzo come “Elohim”, “Black Goat Of The Woods” e “Sisters Of Sodomy”, non lascia scampo.
La band è chiaramente debitrice di alcuni dei migliori acts americani, Incantation e Deicide su tutti, ma non disdegna riferimenti al brutal più recente, soprattutto nei pezzi di “Black Death”, dove i fronzoli sono pochi e l’attacco è massacrante.
Credo che tanto dal punto di vista commerciale, quanto dal punto di vista musicale questo disco sia da considerare per gli amanti del Death Metal, che si ritroveranno due dischi in uno e una notevole dose di brutalità a buon mercato.
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