Disco difficile, ostico, questo "
Gorgon" dei
Queen Elephantine. Il sesto della loro carriera, pubblicato da
Argonauta. Difficile da definire, perché nel gorgo sonoro prodotto dalla band vengono triturati gli elementi più disparati: sludge, drone, psichedelia, riff dissonanti, atmosfere ultraterrene, noise rock, free jazz, ed una costante presenza di spiritualità narcotica orientale. Non a caso il gruppo si è formato ad Hong Kong, anche se oggi risiede a Philadelphia, ed evidenzia forti connessioni con la cultura e la religione Indiana. Una sorta di Guru-sound fachiresco che sfugge ad ogni ristretta categorizzazione.
Ostico perchè i brani sono lunghissimi, dilatati, talvolta quasi sconnessi, una sorta di trip acidi da consumare sciamanicamente in qualche tempio induista. Assente la forma canzone, l'intero lavoro punta sullo stordimento emotivo, sul viaggio nel macrocosmo fuori dai confini dello spazio-tempo e su quello verso il microcosmo interiore. Spesso l'attitudine noise-drone prende il sopravvento in maniera quasi rabbiosa e disturbante ("
Mercury"), in altri momenti prevale l'aspetto lisergico e multiculturale ("
Mars"), ma l'insieme rimane magmatico, tossico, narcotizzante, sfuggente e continuamente cangiante.
Un album entro il quale ci si può perdere completamente come con una droga allucinogena, ma anche annoiare mortalmente. Alla fine rimane una realizzazione di nicchia, sicuramente particolare e dotata di una certa originalità ma adatta perlopiù ai soli cultori di formazioni come Boris, Sunn O))), Om ed affini.
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