Gli
Ontborg hanno realizzato "
Within the Depths of Oblivion" pochi mesi fa, ed è la loro prima uscita discografica, autoprodotta, dopo che
Christoph e
Lukas Flarer e
Florian Reiner, hanno visto completarsi il percorso musicale dei Voices Of Decay e deciso di affrontare una nuova sfida, ma anche un nuovo indirizzo musicale. Infatti, unite le forze a
Harald Klenk hanno lanciato il guanto di sfida alle migliori formazioni Death Metal di scuola scandinava, e lo fanno con ottimi risultati.
Quello che sorprende, non appena sottoposti all'assalto di
"Living in a Torture", è però scoprire che gli
Ontborg non arrivano né da Stoccolma né da Goteborg, bensì da Merano. E' un avvio brutale, dirompente nei modi e nei toni, con il cantato feroce e gutturale di
Lukas Flarer a guidare le danze, Le chitarre di
Florian Reiner e dello stesso
Lukas Flarer, dapprima affilate ci portano a "
Within the Depths of Oblivion", brano meno asfittico dell'opener con un approccio, direi, alla Dark Tranquillity, poi quando per un breve momento prendono fattezze più melodiche approdano alla più ragionata "
Entwined in Darkness", riuscito mid-tempo che ci riporta ai tempi d'oro dello Swedish Death Metal. Un mood ribadito anche a livello grafico, visto che la copertina, ad opera di Juanjo Castellano, rimanda direttamente a quel periodo.
L'opera di distruzione prosegue con una "
A Storm Breaks the Silence" che non solo spezza il silenzio ma mette a repentaglio l'integrità delle casse acustiche, che poi devono reggere ai colpi spezzacollo di "
Die to Be Alive" e alle pulsazioni al limite con il Black Metal di "
The Long Awaited Winter".
E dei punti di attenzione vanno poi rivolti a "
This Time", altro azzeccato e intrigante mid-tempo e alla articolata "
Snow of Lethe" (con echi di Dissection e Edge Of Sanity), due episodi che ribadiscono tanto le capacità degli
Ontborg quanto la loro credibilità nel cimentarsi lungo questi impervi sentieri musicali.
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