"
The Collage Tapes".
Un titolo del genere, per quanto privo di fascino, avrebbe quantomeno ingenerato, in virtù della sua sincerità, benevolenza nel povero recensore di turno.
Già, perché proprio quella di un informe collage privo di coerenza o identità è l’immagine che il
debut dei
Dark Matter ha materializzato innanzi ai miei stanchi occhi.
Forse la genesi operativa del disco avrebbe dovuto insospettirmi: si legge infatti nella
bio che il
mastermind Aria Moghaddam ed il chitarrista
Mehdi 14CH, unici membri “fissi” della compagine, si sono circondati di
guests nella realizzazione dell’
album (cito
ex multis Daniel Cavanagh degli
Anathema,
Thomas Helm degli
Empyrium,
Juuso Raatikainen degli
Swallow The Sun e
Fab Regmann degli
Antimatter). Ognuno degli otto brani che compongono la
tracklist, dunque, vede la comparsata di uno o più ospiti, i quali hanno registrato le proprie parti in ogni angolo del globo per poi inviarle ai fantomatici
Dark Matter Home Studio per il
mixing.
Niente di strano (o di male) di per sé, ed in effetti questo blando indizio di disomogeneità non aveva minimamente scalfito il mio ottimismo nei confronti del
platter.
Mal me n’è incolto, perché purtroppo nei solchi di “
Nebula to Black Hole” mi sono trovato a fronteggiare una sorta di affastellata
compilation senza un filo conduttore stilistico in grado di tenere assieme composizioni che comunque, anche prese singolarmente, lasciano adito a più di una perplessità.
Giusto per fornirvi un’idea generale:
- dell'
opening track, sorta di stucchevole
spoken word in salsa esistenzialista, salvo giusto l'assolo di chitarra posto in coda;
- “
Earthless Child” nasce con eterei gorgheggi femminili per poi perire in un generico
metal strumentale senza arte né parte;
- “
Theory of X” irrompe
ex abrupto con un
riff che sembra quello di “
Postmortem” degli
Slayer, con ampio utilizzo di
stop and go e
growling in semi-
pig squeal;
- “
Imperfect Universe” gioca l’originalissima carta delle
female vocals d'impostazione operistica, che non sarebbero nemmeno male ma che vengono piazzate su un brano insipido oltre ogni dire;
- “
Void Wor(l)d”, dal canto suo, suona come una estemporanea invocazione mistico-orientaleggiante alla
Dead Can Dance;
- ci muoviamo di nuovo nell’alveo dell’
ambient atmosferica con voce narrante in “
Funeral Pt1”, traccia utile quanto un vinile degli
Einstürzende Neubauten ad una festa delle medie;
- “
Funeral Pt2” può venir rubricato come momento più positivo di “
Nebula to Black Hole”, grazie ad un’elegante foggia
gothic doom a cavallo tra
Draconian e
Swallow the Sun;
- “
Black Hole”, da ultimo, cala il sipario con 9 minuti di polpettone darkeggiante di dialoghi sussurrati e tappeti di
synth; da metà brano interviene il piano, ma la sostanza (o presunta tale) cambia ben poco.
Spiace, in tutta onestà, bocciare un progetto confezionato con evidente cura e passione, sulla carta molto intrigante e dalle notevoli velleità artistiche; d’altro canto, è sempre la
bio ad indicare
Anathema,
Antimatter,
Tool e
Katatonia quali principali riferimenti dei
Dark Matter. Paragoni che ci possono anche stare dal punto di vista del
sound, ma che palesano in modo impietoso il
gap qualitativo che separa le muse ispiratrici dai discepoli.
Un vero peccato.