Solo qualche mese fa mi sono imbattuto, del tutto casualmente, in questi
Amorphia, e ne ho con piacere tessuto le lodi in quanto il loro debut album “
Arms to death” è quanto di più fresco e coinvolgente mi sia capitato di ascoltare ultimamente a livello di thrash underground. Ricordo di aver chiuso la recensione con la speranza di poter ascoltare subito il suo successore per verificare se quanto di buono proposto nel debut venisse confermato o meno.
Beh, “
Merciless strike” non solo conferma le innate capacità di questo portentoso gruppo indiano (sì, avete letto bene, indiano!), ma, se possibile, ce li riconsegna ancora più agguerriti e maturi. Il songwriting è diventato ancora più personale, pur continuando a far trapelare qua e là le influenze già riscontrate nell’esordio, Sodom e primi Sepultura su tutti, così come il livello tecnico/esecutivo è cresciuto ulteriormente, facendo degli
Amorphia un’arma davvero letale.
La title track è una killer song che non lascia respiro, il riffing è serratissimo, così come la sezione ritmica, e la produzione scarna ma potente non fa che mettere ulteriormente in evidenza l’assalto sonoro del terzetto, più compatto che mai. “
Radiation overdose” o “
Judgement day” (ma potrei citare un brano qualsiasi, tanto sono tutti sullo stesso livello) confermano ancora di più quanto detto fin’ora, e vi assicuro che se ascolterete l’album avrete difficoltà a pensare che vi trovate di fronte ad una band che sta muovendo i suoi prima passi, tanto il sound risulta ricco, vario e maturo.
Vasu Chandran oltre a macinare riff di pregevole fattura se la cava alla grande anche dietro il microfono, facendo a volte tornare alla mente il miglior
Tom Angelripper, e risulta un ottimo condottiero, in grado di gestire alla grande la furia omicida dei nostri, sorretta da una sezione ritmica indiavolata e, come già detto, dall’ottimo lavoro di chitarra, tanto in fase di riff che in fase solista, con assoli lancinanti e melodici al tempo stesso.
Insomma, a questo punto mi viene da pensare che i nostri abbiano avuto una sola immensa sfiga nella loro vita, e cioè quella di essere nati in India. Ma non ne faccio un discorso razzista, penso solo a quante difficoltà potrebbero incontrare se solo decidessero di imbarcarsi in un tour, a livello di costi, di logistica e quant’altro. Sarebbe davvero un peccato non riuscire mai a vederli dal vivo da queste parti, perché sono sicuro che anche in sede live potrebbero riservare notevoli sorprese. Spero che qualche festival estivo, quando e se mai ce ne saranno di nuovo dopo la pandemia dovuta al Covid 19, si accorga del valore della band e decida di puntarci due soldi, perché ho visto band veramente ignobili in giro sui palchi europei, sarebbe un peccato che agli
Amorphia non potesse essere riservata la stessa fortuna.
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