La copertina di "
Emerald Seas" è in stile manga e a prima vista un po' troppo ingenua, detto questo praticamente finiscono i possibili appunti da rivolgere ai
Seven Spires.
La formazione statunitense, infatti, nel seguito che dà a "Solveig", esordio sulla lunga distanza uscito nel 2017, mantiene le stesse coordinate del recente passato, già a partire dalla collaborazione con due certezze come
Sasha Paeth e
Miro Rodenberg che hanno nuovamente mixato e masterizzato l'album in Germania, dando vita a suoni nitidi, potenti e magari in alcuni frangenti un po' troppo sintetici, ma ottimamente bilanciati dalla convincente prestazione del gruppo, e in particolare di
Adrienne Cowan, davvero meritoria di applausi a scena aperta.
Cowan, peraltro uno dei membri fondatori dei
Seven Spires assieme al chitarrista
Jack Kosto, durante gli studi alla Berklee College of Music in Boston, è dinamica ed agile nel passare con disinvoltura da delle clean vocals suadenti e malinconiche ad uno screaming di Dani Filth...iana memoria sino al growl di chiara affiliazione Death Metal. Dolce, ferale e feroce allo stesso tempo quindi, una estrema varietà che ritroviamo anche nelle singole canzoni (e una buon dimostrazione lo danno tanto "
Every Crest" quanto "
Drowner of Worlds"), che poi tanto singole non sono in quanto fluiscono da una all'altra in un nuovo concept che è il prequel di quello affrontato sul già citato "Solveig".
Anche sul piano compositivo, i
Seven Spires mantengono quella stessa struttura cangiante che potremmo incanalare nel filone del Symphonic Power Metal, ma espresso con discreta personalità e a larghe vedute, a partire dalle atmosfere kamelotiane di "
Ghost of a Dream" (preceduta dall'intro corale "
Igne Defendit"), sino a "
The Trouble with Eternal Life" (ancora influenzata dalla band di Youngblood) e la strumentale orchestrale "
Emerald Seas", che chiudono un album riuscito e convincente, oltre che scevro da alcune ingenuità che si potevano ancora cogliere sull'album d'esordio.
Detto ancora che lo Yin e lo Yang del disco possono essere tratteggiati dagli episodi in cui domina la componente melodica, come la Gothic Rock "
No Words Exchanged" e la malinconica "
Bury You" cui si contrappongono quelli pervasi dalla violenza e malvagità ben espresse dalla spettacolare "
Fearless", che li vede sbilanciarvi verso il Black Metal Sinfonico, non posso che chiudere la disamina di "
Emerald Seas", consigliandone quantomeno l'ascolto e ribadendo sia le qualità sia il potenziale dei
Seven Spires.
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