E’ tempo di rock psichedelico. Proprio da questo settore, troppo spesso snobbato ed ignorato, giungono attualmente le novità più interessanti, le formazioni maggiormente brillanti, siano esse i We quanto gli On Trial o i Colour Haze o ancora i Dead Meadow.
Pronti ad aggiungere in grossi caratteri il nome dei Norvegesi Seid, misterioso quintetto allargato di Throndheim al debutto per la piccola Luftwaffel con un album datato 2002 ma reperibile soltanto ora qui in Italia.
Magnifica opera dall’atmosfera elettrica e sognante, sospesa tra heavy-psych, prog settantiano, folk-rock, space-rock. Una varietà impressionante di strumenti ormai quasi in disuso, dal mellotron al theremin, dal clarino al flauto, dall’hammond al sitar, provvedono a colorare i brani con spettacolari tonalità lisergiche, spaziando con inconsueta abilità tra calde melodie ipnotiche arabe in una strepitosa ed asimmetrica “Jellyfish” che riesuma i Gong della Teiera Volante, e gelide oscurità spaziali piene di affascinante malinconia, vedi “5/4” traccia Floydiana dalla magica liquidità struggente ricamata da un solismo incantevole.
La tensione è sempre alta durante il disco per la sorprendente varietà di situazioni, in un attimo ci troviamo immersi nelle tumultuose chitarre della stoneggiante “Fire song”, un momento dopo veniamo cullati dalla dolcezza onirica dell’intro di “King leon”, che poi si trasforma in una delizia di antico prog sessantiano, ed ancora ritemprati dalla forza di ritmi spessi ed accellerati che esplodono nella seconda parte del disco, uniti a deliziosi e delicati arrangiamenti retrò.
Ma il colpo da maestri i Seid lo piazzano con la conclusiva “Sleep”, suite regale che cresce con intensità travolgente alimentandosi di una potenza acido-drammatica degna di figurare con i grandi del passato. Brano eccelso che solo un gruppo di alto livello avrebbe saputo concretizzare in un disco di debutto.
Forse è questo il piccolo/grande segreto della band, bilanciare saggiamente i richiami vintage e l’asciutta concretezza moderna in un sound lucido e fantasioso, allucinogeno e corposo, senza mai concedere troppo all’una o all’altra visione del rock psichedelico.
Un album al quale bisogna accostarsi con mente aperta e curiosità musicale, che garantisce ai Seid la palma di una delle rivelazioni dell’anno.
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