I lussemburghesi
Miles To Perdition sono l'ennesima dimostrazione che la musica non ha confini, non ha padroni, non ha luoghi prediletti di provenienza ed è il (solo?) vero linguaggio universale: del resto non è dai temi musicali che Tolkien fa discendere tutta la cosmogonia del "Signore degli Anelli"?
E non è altrettano meraviglioso constatare quanto la cosiddetta scena "underground" sia linfa vitale per mantenere in buona salute il genere che tanto amiamo?
"
2084" è il secondo lavoro di lunga durata dei nostri, autori sino ad oggi di "
Vengeance", EP del 2010, e del disco d'esordio "
Blasphemous Rhapsody" datato 2014.
L'album ruota attorno ad un concept che riflette sulla dicotomia "utopia"/"distopia" parlando dei nostri tempi e modellandoli su capolavori della letteratura distopica quali "
1984" (Orwell) e "
Il mondo nuovo" (Aldous Huxley); proietta l'umanità in un immaginario anno 2084 tratteggiandone gli opposti di speranza e disperazione a partire dall'artwork e proseguendo con i testi e la musica soprattutto.
Il quintetto di Esch-sur-Alzette nei 40 minuti di durata del disco elabora pesanti e complesse trame di death melodico, ben adatte ad esprimere le tematiche cui abbiamo accennato.
Dopo la breve intro "
Final Warning" -giocata su synth dal sapore futuristico e cybernetico che accompagnano una voce narrante che invita ad abolire tutte le brame, i desideri, la dipendenza dal sesso per affidarsi all'autorità suprema regnante- i
Miles To Perdition con la titletrack iniziano a scatenare una furia di riff schizofrenici, a volte dissonanti, affilati come rasoi in un'aggressione che sembra non avere limiti.
Le vocals potentissime, roche e ringhianti di
Ken, unite alle linee melodiche accattivanti create dalle chitarre di
Joey e
Chris, lanciano la successiva "
Terror of Lies" mentre "
To The Guns" mette in mostra il drumming vario e precisissimo di
Dany e la pulsante vena creativa del basso di
Mulles.
La ferocia -irresistibile nella sua violenta melodia- non si arresta nè in "
S.O.M.A." nè nella iconica "
Divide Et Impera", manifesto dell'ideologia alla base del futuro spersonalizzante e desolante che i
MTP paventano.
"
Cognitive Dissonance", sebbene duri meno di 2 minuti e sia realizzata con tappeti di elettronica, è tranquilla ma sottilmente inquietante e ci porta al monumentale epilogo del disco rappresentato dai 13 minuti di "
Doom", un concentrato di dinamiche strazianti, vocalizzi velenosi, riffs avvolgenti e discordanti chiuso dalle disperate e ripetute invocazioni urlate di Ken.
"
2084" è lavoro robusto che, sebbene a volte richiami da vicino certi album dei
The Black Dahlia Murder (il cantante ha sicuramente uno stile simile a
Trevor Strnad), ha una forza dirompente ed una freschezza d'ascolto notevole: per questo ritengo un vero peccato che i
Miles To Perdition non abbiano ancora trovato un'etichetta disposta ad investire sul loro indubbio talento.
Il mio augurio -oltre al fatto che gli concediate il credito che meritano- è di trovarli "accasati" al nostro prossimo incontro.
Miles To Perdition - "
S.O.M.A."
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