Era partita molto bene l’avventura “post-
Rage” di
Victor Smolski. L’esordio
“Tsar” del 2016, infatti, rimane tuttora un gioiellino di heavy metal sinfonico equilibrato e riuscito. Ma se già con il più asciutto
“Kingslayer” il chitarrista non era riuscito a ritrovare la stessa alchimia, è con il qui presente
“Rush Of Death” che bisogna riconoscere un ulteriore passo indietro.
La tecnica di
Smolski non si discute, il rifframa raffinato e ambizioso - a volte pure troppo e al limite dell’autoerotismo come nel caso di
“Blink Of An Eye” - impreziosisce le varie
“Predator” (un po’
“Soundchaser”),
“Soiled Existence” o
“Can’t Hold Me Back”, ma sono le linee vocali a non convincere mai, soprattutto i refrain, sempre poco incisivi (e forse proprio qui troviamo risposta ai continui avvicendamenti al microfono in casa
Almanac).
Alcuni episodi dal piglio teatrale alla
Lingua Mortis (
“Bought And Sold” e la più ispirata
“Satisfied”) alzano leggermente l’asticella di un album, a mio avviso, comunque destinato a non lasciare il segno.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?