Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:46 min.
Etichetta:Copro
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DEVOUR
  2. B YOURSELF
  3. VIOLATECH
  4. SERIAL KILLER
  5. 2.0 JTD
  6. ACTIVHATED
  7. VALUES
  8. AURA
  9. EVERYDAYTRAGEDY
  10. THINK ABOUT...
  11. CRYSTAL

Line up

  • Giorgio Romagnoli: vocals
  • Fabio Spinelli: guitars
  • Marco Tracciari: bass
  • Marco Golinelli: drums

Voto medio utenti

Continua la riscoperta da parte della Copro Records di bands italiane, pubblicando magari lavori già editi da un paio di anni. Questo è proprio il caso dei Biosystem 55, band emiliana, la quale ha pubblicato questo “2000 Just To Destroy” nel 2004, successore del fortunato mini d’esordio “Fifty Five” edito nel 2002.
Il sound della band è moderno e dinamico, sulla scia del nu metal carico di groove e riffs ribassati come solevano fare bands del calibro di Mudvayne e Slipknot, anche se forse la band italiana mantiene un flavour industriale più marcato, denotato da patterns ritmici spesso quadrati, da aperture melodiche algide con vocals filtrate ed effettate. Però il tratto caratteristico della band è l’assalto devastante di pezzi come “Violatech”, i quali sanno stenderti a colpi di mazza chiodata per poi curarti con melodie stupende, oppure la granitica monoliticità di “Serial Killer”.
“2.0 JTD” è un pezzo di oltre sette minuti, dalla ritmica terremotante, dal riffing chirurgico, assassino, con doppia voce melodica/brutale ed un groove micidiale. La conclusiva “Crystal” è una ballad di rara bellezza, una vera perla di struggenti emozioni.
Il disco si mantiene quasi sempre su queste coordinate, mostrando un sound che acquista maggior valore se si pensa che lo stesso è passato di moda anche in America, lasciando il posto all’odioso metalcore.
“2000 Just To Destroy” recupera il Nu Metal di inizio millennio, quello duro, cattivo, dai toni korniani e machineheadiani, sofferto, tirato fino allo spasimo.
Io spero che la band nel frattempo non abbia deciso di modificare il proprio sound, e correre appresso alle mode, perché nella gara a chi sta più al passo coi tempi, solo chi la dura la vince, e chi ha la forza della coerenza delle proprie idee, sforna dischi come questo. Cioè, piccoli gioielli.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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