Arrivano da Venezia i
Tonight We Stand, giovane quintetto dedito a sonorità che potremmo descrivere sinteticamente come "melodic *core" ma che rischieremo francamente di sminuire o quantomeno non rendergli merito con una denominazione così vaga ed imprecisa.
Ma c'è da dire che il senso della melodia davvero non gli manca, anzi è proprio l'elemento principale delle loro composizioni, sempre ammantata di malinconia ed epicità, attributi che poi la band riesce a declinare in diverse modalità ed inclinazioni, quando in maniera più riuscita, quando con risultati meno favorevoli, ma in ogni caso dimostrando buona capacità di adattamento ed un eclettismo fuori dal comune, specie per essere un debut album.
"Una visione personale della società e delle debolezze umane, come depressione, rabbia, dolore...", obiettivo centrato in pieno per questo "
New World Disorder" che spazia sorprendentemente tra tappeti di tastiere che ci aspetteremmo più da band di symphonic power metal che da una band come la loro, in ogni caso mai rigidamente legata a stilemi classici del metalcore, come emerge sin dalla bella opener (dopo l'intro) "
Phobia", tra assoli decisamente di vecchia scuola seattle (
Queensryche e
Sanctuary su tutti) ed ottime clean vocals, peraltro eseguite dal batterista
Alessandro Murello, a fare da contrasto col grugnito di
Simone Rossi, ancor migliore su sonorità meno gutturali.
A fronte di qualche brano ancora anonimo od acerbo come "
End of the Road", coraggioso ma azzardato come "
Hollowgrams", tra aperture pianistiche ed un rap difficile da digerire, ne troviamo altri davvero convincenti come la già citata "
Phobia", l'epica "
Gates of Hell" e l'energica "
Darkest Times", un po' come quelli che stiamo vivendo in questi giorni, passando dalla claustrofobica title track, passando da atmosfere apocalittiche (in questo senso ben supportate dalle tastiere) ad altre decisamente più intense e rabbiose. Nella seconda metà del lavoro si segnalano altri brani decisamente ben riusciti come "
Sick Rose" e la conclusiva "
IWRYWFA".
Un disco dagli ottimi suoni, ottenuti in Francia anche grazie al mixing di
Lucas D'Angelo dei
Betraying The Martyrs, per un ottimo debutto che al netto di ovvi e rimediabili errori di gioventù stupisce per coraggio e determinazione, che danno luogo a qualche sorpresa più che positiva.
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