Boon - Beauty Is A Sign Of Weakness

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2006
Durata:54 min.
Etichetta:Burnside

Tracklist

  1. DISGRACE
  2. OPERATION MINDFUCK
  3. OXYMORON LOVE
  4. USED TO LIVE A LIE
  5. TO FORGIVE
  6. NEON HORIZON
  7. BLOODSTAINED
  8. NO GOD FOR NO ONE
  9. GREY
  10. DEVIL LINES
  11. GOD DAMNED US ALL
  12. SUN
  13. THIRTEEN

Line up

  • Wolfgang Pendl: guitar, vocals
  • Thomas Panzenbock: guitars
  • Bruno Linher: bass
  • Manuel Kaufmann: drums

Voto medio utenti

Anche l'Austria ha i suoi portabandiera del metal più intransigente, si chiamano Boon e sono in circolazione dal '98. Questo è il loro quarto full-lenght, che prosegue nel percorso tracciato dal gruppo fin dall'esordio e che li ha resi piuttosto popolari in patria tra gli amanti del genere. Lo stile dei Boon è riconducibile ad un thrash metal moderno con echi di Pantera e Machine Head, un blocco granitico ed opprimente che ha come sole varianti qualche spunto di rock aspro e rabbioso e cenni melodici pieni di sofferenza. Di conseguenza "Beauty is a sign of weakness" non è un disco nè allegro nè leggero, bensì un pesante monolito che per la maggior parte del tempo trasmette vibrazioni cupe e sinistre. I brani sono concentrati di chitarre che avanzano furiose ed implacabili, senza neppure concedersi il tempo di una breve pausa solistica, e di ritmiche blindate più poderose che veloci. Solo in alcuni casi viene concesso un attimo di respiro, lasciando spazio ad aperture lente e sconsolate come in "Oxymoron love" o ad una vera ballata funerea quale "Sun", ed ancora puntando su trame tecnicamente trasversali alla maniera dei Mastodon vedi il buon episodio "Bloodstained". Il problema è che il rifferama industriale, l'incedere da panzer inarrestabile, la voce cavernosa piena di minaccia e l'atmosfera da rivolta nella suburbia metropolitana, sono componenti ormai sfruttate all'inverosimile. E se alla sensazione di ascoltare l'ennesima replica di uno spettacolo del quale si conosce ogni battuta i Boon aggiungono la propria ripetitività di fondo, allora il risultato non può che essere una cappa di monotonia che grava sull'intero lavoro. Bene inteso che la band austriaca non fa nulla di sbagliato, si tratta di un quartetto di sinceri mestieranti che pensa a tirare dritto in un filone dov'è indispensabile pestare il più forte possibile. Però per sentire un minimo di eccitazione con il loro album, occorre essere uno di quegli appassionati a cui piace qualsiasi cosa che presenti queste caratteristiche.

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