Mistress - Mistress / II: The chronovisor

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:non disponibile
Etichetta:Earache
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. BLUDGEON
  2. GOD OF ROCK
  3. GOATBOY
  4. NECRONAUT
  5. STUNT COCK
  6. 5TH IN LINE
  7. DBDU
  8. REBECCA
  9. LORD WORM
  10. WHIPLASH (BONUS)
  11. EARTH DIED SCREAMING (BONUS)
  12. RAT PISS
  13. PSYCHIC ONE INCH PUNCH
  14. GOTABOY
  15. WANKER COLONY
  16. THE CHRONOVISOR
  17. HIT BOTTOM
  18. NO MEMORY
  19. PISS FOR BLOOD SHIT FOR BRAINS
  20. 38
  21. IN THE SHADOW OF THE HORNS
  22. LIKE BROKEN GLASS

Line up

  • Dave Cunt: vocals
  • Misery: guitar
  • Drunken: guitar
  • Dirty Von Arse: bass
  • Migg Kenney: drums

Voto medio utenti

A seguito del successo di critica del loro recente “In disgust we trust”, la Earache decide di ristampare i primi due albums degli estremisti britannici Mistress, formazione in forte ascesa nel sottobosco della scena heavy.
Si tratta dell’esordio omonimo pubblicato nel 2002 e del successivo “II: the chronovisor” del 2003, entrambe le riedizioni sono corredate da un paio di canzoni bonus tra le quali vorrei citare in particolare una sconvolta cover di “Whiplash” dal primo mitico Metallica.
La cosa più importante resta però la possibilità di recuperare due lavori indubbiamente interessanti, magari sfuggiti in prima battuta.
Per chi non avesse le idee chiare sulla proposta dei Mistress, ricordo che si presentano come una specie di tessitori dell’ultra-heavy. Le loro trame ardite intrecciano spessi filamenti hardcore, grind, crust, sludge, doom, fissati da un collante di nera follia schizofrenica che mischia sregolatamente Napalm Death con Iron Monkey, Black Sabbath ed Eyehategod, con il risultato di un sound tra i più pesanti e marci in circolazione.
Nello specifico, “Mistress” è un disco pieno di caos urticante e malato, un feroce turbine di materia ancora grezza, selvaggia e primitiva. Rovinosi spaccati di isteria grind (“God of rock, Rebecca”) si alternano a mortifere cadenze sludge/stoner in odor di Electric Wizard (il micidiale trio“Goatboy, Necronaut e Lord worm”), con l’aggiunta di qualche richiamo al thrash più corrotto e viscerale (“Stunt cock”), creando così un’atmosfera psicotica, malsana e tossica, tra distorsioni brutali e voci totalmente inumane.
Pur essendo un’opera prima sono già in bella evidenza le caratteristiche portanti e la peculiarità dello stile dei Mistress, qui ancora maggiormente votato all’oscurità rispetto ai seguiti.
“The chronovisor” è il naturale sviluppo del suo predecessore. Produzione più curata, sonorità meglio definite, meno confusione estremista ma identica furia distruttiva. Forse c’è una leggera inclinazione più metal-oriented, l’accoppiata iniziale grind-core “Rat piss/Psychic one inch punch” che funge da ariete di spietata brutalità offre indicazioni in questo senso, ma i Mistress non rinunciano certo alle tematiche criptiche e trasversali, ad esempio la complessa e feroce “Gotaboy” e soprattutto la terrificante “38” che scaraventa l’ascoltatore nei regni ultra-doom esplorati inizialmente dagli Sleep e poi invasi dai vari Acrimony, Bongzilla, Weedeater e compagnia.
Tra piscio, merda e sangue, citati più volte nei testi della band, scopriamo che i Mistress sono una delle risposte britanniche (un’altra può essere i Raging Speedhorn..) all’avanzata statunitense del drappello capitanato dai vari Soilent Green, High on Fire, Ramesses, ecc, per un ritorno ad una forma heavy pesante, cruda ed intransigente, che incorpora elementi metal, doom e, perché no, anche stoner, elaborati al massimo grado di violenza possibile.
Due ristampe consigliatissime per chi segue la scena eterogenea composta dalle varie formazioni citate, senza limitarsi a stili blindati come compartimenti stagni.

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