Copertina 6

Info

Anno di uscita:2020
Durata:48 min.
Etichetta:SAOL
Distribuzione:Bertus / The Orchard

Tracklist

  1. MAKE A MOVE
  2. FIRE IN THE HOUSE
  3. POLICY OF TRUTH
  4. AKTION IS
  5. 7 TEARS
  6. CRAZY EIGHTS
  7. ROCKS ON THE ROCKS
  8. BUTTERFLY
  9. WHEN SHE CRIES
  10. LAW OF THE ORDER
  11. ON AND ON

Line up

  • Richard Black: vocals
  • Alex Kane: guitar
  • Damir Simic: guitar
  • Christian Heilmann: bass
  • Alen Frjlak: drums

Voto medio utenti

Nel 2006, ai tempi del loro “ritorno” sulle scene discografiche, ricordando la bella trascrizione di “The chain” dei Fleetwood Mac che gli Shark Island avevano incluso nello studio album d’esordio su majorLaw of the order” (del 1989), chiesi a Richard Black se ci fosse qualche altro brano che gli sarebbe piaciuto coverizzare … la sua risposta fu: “ne ho in mente una che potrebbe essere incredibile e magari la metteremo nel prossimo album … ma per il momento non voglio dire di più.
Chissà se già si riferiva a questa “Policy of truth” dei Depeche Mode che oggi ritroviamo nel nuovo lavoro dei californiani, ma di certo si tratta di una scelta “particolare”, apparentemente lontana dall’estrazione hair-metal dei nostri e che può in qualche modo diventare la “chiave di lettura” di “Bloodline”.
Siamo di fronte, infatti, a un tentativo di “rinnovamento” non sempre pienamente “a fuoco”, attuato da una band in bilico tra la necessità di assecondare la sua “storia” e il desiderio di non apparire al contempo eccessivamente nostalgica.
Un approccio non inconsueto tra i “sopravvissuti” degli eighties, e se nel succitato come-backGathering of the faithful” il baricentro espressivo si era spostato piuttosto felicemente verso l’hard-blues, qui la voglia di versatilità finisce per rendere l’ascolto dell’opera parecchio discontinuo e confuso, sebbene non particolarmente molesto.
Insomma, la cover è abbastanza piacevole e tuttavia suona vagamente sconnessa da brani del calibro di “Make a move” e “Fire in the house”, in cui la “fiera” appartenenza ottantiana del gruppo riemerge in maniera prepotente e assai efficace.
Poi ci sono tracce come “Aktion is”, una fusione riuscita a metà tra Billy Idol e Motley Crue, “7 tears”, che omaggia l’Alice Cooper “psichedelico” senza la dovuta vocazione o ancora una “On and on” che vorrebbe essere oscura e conturbante e finisce per “galleggiare” sui sensi, incapace di soggiogarli.
In mezzo, qualche scossa anthemica piuttosto “classica” (“Rocks on the rocks”, ”Butterfly”), un pizzico di manierismo glitterato (“Crazy eights”) e un paio di episodi inoffensivi (lo slowWhen she cries” e una “Law of the order”, che del possente debutto ha solo il titolo) per un disco che lascia nell’astante una persistente sensazione di frammentarietà e incompiutezza.
Un vero peccato, perché con formazioni come gli Shark Island, dotate di esperienza e di talento, ma che tra le loro peculiarità principali non hanno di certo avuto né il tempismo né la fortuna, si vorrebbe istintivamente assegnare qualcosa di più di una stentata sufficienza.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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