Corde Oblique è il progetto di un musicista campano,
Riccardo Prencipe, con alle spalle una già nutrita discografia e numerosi ed importanti concerti (io stesso li vidi live a Caserta il 7/5/2010) e collaborazioni, al punto che la sua musica è ormai il frutto di un vero e proprio collettivo.
Pensate che sul nuovo “
The Moon Is A Dry Bone” si cimentano almeno 13 musicisti, tra cui gli
Ashram al completo, con la voce di
Sergio Panarella nella intensa “
Il Figlio Dei Vergini”, il piano di
Luigi Rubino nella riuscita cover degli
Anathema “
Temporary Peace” con alla voce la bravissima
Rita Saviano, e il violino di
Edo Notarloberti che attraversa tutto il disco.
La musica non è catalogabile entro un genere predefinito, anche se in giro si legge di un ethereal-folk-shoegaze, di fatto siamo di fronte a musica fortemente contaminata nella quale non sempre tutte le influenze sono palesi o esplicite, e sono sovente frutto dell’apporto personale dei singoli partecipanti al disco.
La verità è che, anche grazie all’uso di strumenti acustici la matrice è decisamente folk, a volte molto vicina alle tradizioni delle terre dalle quali il
Prencipe proviene, non so perché ma mi vengono in mente reminiscenze sannite, soprattutto nelle parti più rarefatte e, oserei dire, bucoliche, come ad esempio ne “
Le Torri Di Maddaloni”, canzone dalle due anime, sospesa com’è tra rarefazioni acustiche e ritmi quasi tribali, rituali, oppure nelle vivide descrizioni del testo de la “
Casa Del Ponte”.
Molto bella e intensa “
La Strada” mentre la successiva title-track sembra avere conati di modernismo che un po’ stonano col mood generale del disco che è pienamente rappresentato dalla seguente "
Le Grandi Anime”, pezzo di struggente malinconia esaltata dalla suadente voce di
Caterina Pontrandolfo.
Molto particolare è “
Il Terzo Suono”, con alla voce
Miro Sassolini, pezzo che parte come una ballata di
Fabrizio De Andrè ed evolve in un pezzo del periodo elettronico di
Franco Battiato.
Aprono e chiudono il disco le due versioni di “
Almost Blue”, suggestivo esperimento onirico fatto di musica che è appunto sognante e liquida, soprattutto nel pezzo finale.
“
The Moon Is A Dry Bone” è un disco intenso, carico di suggestioni ed emozioni, curato in ogni particolare, che saprà sicuramente rubare il cuore di quelli tra di voi più sensibili e colti.
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