Dopo il buon successo internazionale di "Colossus" (2018), i veronesi
Kayleth pubblicano, sempre per
Argonauta, la loro nuova fatica "
2020 Back to Earth". Fondamenti stoner-rock di matrice Kyuss/Dozer, elementi groove metal alla Orange Goblin, aperture space-fantascientifiche, il tutto condito da una personalità ormai consolidata verso una direzione precisa e personale.
Non che i veneti inventino nulla, ma la loro proposta risulta coesa, massiccia, determinata, varia e con passaggi di ottimo livello strumentale ed interpretativo. In sostanza questo è un disco che funziona, che aggredisce con giudizio e vigore senza dimenticare l'approccio melodico intrigante che è il vero segreto di questo genere.
Già l'iniziale botta kyussiana "
Corrupted" è sintomatica della direzione del lavoro. Un basso terremotante sostiene gli spessi riff stoner fino allo stagliarsi di un assolo space-cosmico, con qualche concessione alle venature psichedeliche. Energia e stile, testosterone ed orecchiabilità, tutto cotto a puntino. La seguente "
Concrete" appare ancora più massiccia e viscerale, con un groove forsennato che ricorda gente come Gozu e Mos Generator. Potenza metallica e calore stoner, aggiungendo sempre quella vibrazione acida che è caratteristica costante di questo disco. La prestazione della band è serrata, rocciosa, talvolta comprensiva di rocciose accellerazioni ritmiche e variazioni inaspettate, vedi il sax in "
Lost in the canyons", oppure maggiormente diretta verso il versante psych grazie agli arrangiamenti elettronici ed all'atmosfera "stellare" ("
Delta Pavonis").
Si prosegue con altri brani di poderoso stoner-groove come "
By your side" e "
The avalanche", dal tiro arcigno e robustamente scandinavo (mi vengono in mente i resuscitati Lowrider), ma anche con un esperimento più sintetico-psichedelico come "
Electron", canzone più ariosa e robotica ma piena di tensione elettrica che vedrei bene in una delle tante "Desert sessions" californiane. Episodio alternativo, ma interessante e di buon gusto melodico.
In chiusura arriva un'altra mazzata stoner come "
Cosmic thunder", con il suo basso saltellante, i ricami elettronici, l'atmosfera psycho-headbanging ed un impatto granitico sicuramente di livello internazionale. Degna conclusione di un album molto corposo, ben suonato e pieno di vigore e visceralità.
Doveroso considerare i
Kayleth tra le migliori band stoner italiane del momento. In possesso di una personalità ormai delineata, di un impatto vitaminico e di ottima ispirazione complessiva, meritano la giusta attenzione e considerazione anche oltre i confini nazionali. Ottimi.
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