I
Mustasch si chiamano così perchè i loro idoli musicali, in particolare Tony Iommi e Freddie Mercury, portavano i baffi. Non una grande motivazione per il nome di una rock-band, ma gli svedesi hanno dimostrato di possedere ben altra determinazione nelle cose che contano. Ad esempio ritagliarsi nel tempo uno spazio significativo nell'inflazionato panorama musicale internazionale. In oltre vent'anni di carriera sono diventati una sorta di istituzione in patria, ottenendo una sfilza notevole di riconoscimenti, ma hanno anche consolidato una buona reputazione fuori dai confini nazionali. Se agli esordi si ispiravano chiaramente ai Metallica del periodo "Black album/Load", in seguito hanno seguito il sentiero di un rock sempre più basico e classico, robusto ed accessibile, una sorta di heavy rock arena valido sia per i passaggi radiofonici che per l'adrenalina da scaricare in sede live. Canzoni semplici ma intense, tese e con un costante mood drammatico e fiero, guidate dalle virili tonalità vichinghe di
Ralf Gyllenhammar, leader e mastermind assoluto di questa formazione.
Giunti al decimo album in studio, cosa possiamo aspettarci di nuovo dai
Mustasch? Assolutamente nulla. Il loro stile, la loro personalità, la loro attitudine, sono ormai affermati da tempo. Quello che interessa, è la qualità e la brillantezza delle canzoni presenti nel lavoro.
Ed in questo "
Killing it for life", il livello medio risulta certamente buono. Ci sono brani tosti ed "in-your-face" come la metallica "
Blood in blood out", che mi ha ricordato gli Accept di "Balls to the wall", o l'altrettanto solida e catchy "
What is wrong" con il suo riff cazzuto e le vocals esplosive.
Altri pezzi massicci e quadrati sono l'iniziale, graffiante e quasi-thrash a livello chitarristico "
Where angels fear to tread" e la conclusiva "
Garlic and shots", hard rock metallizzato dall'atmosfera rissosa e punky, da bad-boys in localacci di periferia suburbana. Più melodica, ma pur sempre muscolare, l'orecchiabile "
Ransacker", inturgidita dall'approccio vocale machistico di
Ralf, così come l'immancabile ballad epico-romantica "
Before a grave", un tema classico della produzione
Mustasch.
Per chiudere il cerchio troviamo anche l'omaggio ad uno degli eroi della formazione scandinava: "
Freddy Mercury". Episodio rock cadenzato, con lievi vibrazioni epic-folk da saga nordica ed atmosfera evocativa piuttosto pronunciata. Grande accessibilità melodica e tensione drammatica, un degno richiamo ad un'artista fondamentale nella storia del rock mondiale.
Buon disco, coerente con la produzione precedente. I Mustasch non aggiungono nè tolgono nulla alla loro concreta dimensione costruita anno dopo anno, nota dopo nota. Band onesta, convinta del proprio lavoro, esperta ed avulsa da sbandamenti. Per i fans, investimento sicuro e gratificante.
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