“A Day At The Beach” suona leggermente più ambizioso di
“Disconnected”, anche se non si può di certo parlare di stravolgimento della proposta.
L’amore per i Pink Floyd è ancora una volta evidente nelle trame chitarristiche di
“Into The Unknown” e della titletrack, ma il tutto viene convintamente traslato di qualche anno con arrangiamenti più attuali e dinamici che rievocano altri fedeli e moderni seguaci di
Gilmour e soci come
Porcupine Tree e
The Pineapple Thief (
“Machines And Men”, “Sunsets”). Penso che ci siano ampi margini di miglioramento sul fronte delle costruzioni armoniche, che tendono a ripetersi - in particolare gli spostamenti di terza - per tutta la durata del full-length, quasi come se la band avesse “paura di sorprendere” l’ascoltatore.
La lunga
“Megalomaniac” (a metà strada tra i
Marillion di
Steve Hogarth e certo post-rock) chiude coerentemente un lavoro piacevole ma di certo non essenziale.
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