Ad esattamente un anno di distanza dal positivo debut album
"De Rerum Natura", ritornano i
Moonlight Haze, band italica che vede tra le sue file personaggi di spicco della scena italiana, tra cui spiccano gli ex
Temperance,
Giulio Capone, compositore, batterista e tastierista, e
Chiara Tricarico, cantante. La band, impreziosita dall'ottima coppia d'asce
Melinato/Falanga, e supportata dal basso presente e potente di
Alessandro Jacobi, propone un metal sinfonico non originale, ma comunque fresco ed interessante.
Già i primi due singoli estratti
"The Rabbit of the Moon"e l'opener
"Till the End" avevano messo in chiaro l'ottimo stato di forma della band. Si tratta infatti di pezzi diretti e di facile presa, ma con melodie non banali, seguiti a ruota dalla title track, altro pezzo abbastanza diretto e veloce dominato da un ottimo chorus e dalla prestazione vocale di
Chiara, che anche in questa occasione si conferma ottima sotto ogni aspetto, ed a suo agio su ogni registro.
Spezza il ritmo la successiva
Under Your Spell, una ballad anch'essa dominata dalla voce di
Chiara, che passa da toni dolci a suadenti, ad altri più aggressivi. La ballad è impreziosita inoltre dal buon lavoro solistico alle chitarre.
Molto bella è anche la successiva
Enigma, con un ottimo testo in italiano (ma proposta anche in versione inglese alla fine del disco), che riprende un po' le atmosfere del primo disco, ma spingendo l'asticella ancora più in alto.
Il disco prosegue sempre tra l'interessante ed il bello, con pezzi più lunghi e complessi nella seconda parte della tracklist, come
"The Dangerous Art of Overthinking", pezzo più intimo, ragionato e meno diretto. Heavy e maestoso nel suo incedere, si tratta del brano più interessante del lotto, caratterizzato da parti più lente e accelerazioni furiose, dove Chiara sfoggia anche uno scream niente male.
In definitiva, il secondo album dei
Moonlight Haze è un disco più maturo, con un ottimo songwriting, che da il meglio di se quando la band vuole osare di più ed uscire dal seminato. Ci auguriamo che il terzo disco seguirà questa strada, allontanandosi un pochino dal canonico Symphonic Metal, spingendo sulla personalità e sull'originalità.
Bravi, ma ci attendiamo il definitivo salto di qualità.
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