Che cosa induce un “giovanotto” di ventidue anni a dedicarsi al versante più leggero e raffinato dell’
AOR, invece che, per esempio, tentare il successo confidando nelle “sconfinate” possibilità espressive della
trap e sfruttando le “esorbitanti” velleità creative dell’
auto-tune?
Il talento e il buon gusto rappresentano, per quanto mi riguarda, due plausibili risposte all’ardito quesito iniziale, e se a questo aggiungete la ben nota perizia esecutiva scandinava e una notevole cultura musicale edificata sui classici statunitensi del genere, eccovi serviti i tratti artistici essenziali di
Christian Rosander, da valutare come un promettente astro nascente (l’ennesimo …) del
rock melodico nordico.
Per definirlo tale bisogna ovviamente nutrire un’innata e intensa passione per Toto,
David Roberts, Chicago, MTB e Survivor, maestri da cui il polistrumentista e cantante svedese mutua, dimostrando una certa maturità, le principali modalità espressive senza indulgere in eccessi ispirativi o in sterili operazioni di manifesto riciclaggio.
Pur non eccellendo in originalità, “
King of hearts” si rivela, così, un disco estremamente godibile, sofisticato negli arrangiamenti e zavorrato solamente dalla mancanza di una “pressione ritmica” più accentuata e fantasiosa, molto difficile da ottenere quando ci si affida a una “asettica” batteria programmata.
Un difetto tutto sommato abbastanza ben “mascherato” da linee melodiche intriganti e da una voce non particolarmente duttile e ciò nonostante parecchio attraente, almeno se una sorta di fusione timbrica tra
Joseph Williams e
Tony Lewis (The Outfield) riesce a conquistare la vostra attenzione di
chic-rockers.
Addentrandoci brevemente nel programma diciamo subito che “
Online” è un buon modo per fare la conoscenza con
Rosander, ma allo stesso tempo è anche doveroso segnalare che le successive “
She’s a killer” e l’eccellente "
Don’t look back” superano decisamente la gradevole
opener in fatto di coinvolgimento emozionale, forti di un velluto sonoro di notevole pregio.
Quella che un tempo avremmo chiamato “malizia commerciale” intride la graziosa “
Angelina” e se “
Can’t let go” è un’altra riuscita traslitterazione dell’immarcescibile lezione Toto-
esca, “
Could this be love”, sulla stessa falsariga, e la più romantica “
Price of love”, appaiono leggermente meno convincenti.
“
Only for the night” ha una bella
verve di marca Chicago, “
Crossroads” solca con profitto atmosfere
bluesy, mentre con sua
title-track l’albo ritorna ad avvolgere l’astante in un clima assai levigato e satinato, “digeribile” solo per i veri cultori del
soft-rock.
Le solari pulsazioni di “
No destination”, a dispetto del titolo che le accoglie, indicano piuttosto chiaramente la meta a cui deve puntare il nostro
Christian Rosander: raggiungere i conterranei Work Of Art e State of Salazar nella loro encomiabile opera di rivitalizzazione dei sacri dogmi dell’
Adult Oriented Rock, magari facendosi supportare nell’impresa da qualche altro coadiutore esecutivo all’altezza della situazione … un obiettivo assai sfidante e tuttavia, alla luce dei fatti, tutt’altro che utopico.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?