Dopo due anni di attesa dall'uscita dell'ottimo "Blackest Horizon", la band death metal nostrana
Valgrind pubblica oggi il suo quarto album "Condemnation": con questo lavoro il gruppo si muove con coerenza e caparbietà sui binari death metal che ne hanno contraddistinto la carriera fino ad oggi, e come di consueto si rifà ad un sound che trova le proprie radici nei grandi nomi che hanno reso grande il genere negli anni '90' ma senza suonare come il clone di un gruppo piuttosto che un altro. Le dieci tracce che vanno a comporre la tracklist di "Condemnation" trovano il loro punto di forza in riff di chitarra ficcanti, diretti e dal forte sapore thrash e da una componente melodica che appare chiaramente nei giochi di armonizzazione tra le due sei corde dei Valgrind e che esplode letteralmente nei momenti solisti del disco, nei quali possiamo apprezzare appieno le doti soliste ed il gusto melodico della band. I brani tuttavia non si configurano solamente come un mero assalto sonoro senza compromessi, ed anzi i Valgrind cercano di dare un certo dinamismo alle composizioni alternando partitutire ficcanti e dirette a momenti più cadenzati e votati all'headbanging, come testimonia la morbidangeliana "The Day" (il riff portante richiama molto da vicino "Where The Slime Live") che in un saliscendi di accelerazioni e rallentamenti è sicuramente tra i brani meglio riusciti di "Condemnation" e promette di scavezzari diversi colli. Tra i brani che spiccano in tracklist segnaliamo anche l'opener "The Curse Of Pegasus Spawn" o "Eater Of Hearts" in cui spicca il melodico (ma mai ruffiano) ritornello, mentre il resto del disco scorre piacevolmente ma senza regalare particolari sussulti, nonostante una certa omogeneità e coerenza di fondo dei brani. Come per i dischi precedenti targati Valgrind, la produzione del disco è ottima soprattutto per quanto riguarda la batteria, compatta e potente ma mai esageratamente satura o artificiale, e le chitarre che prediligono il calore dei toni medi piuttosto che suoni cupi ed opprimenti che mal si adeguerebbero al sound che la band vuole proporre.
In definitiva potremmo definire "Condemnation" un buon disco, con qualche brano al di sopra della media ad alzare la valutazione, che però se paragonato al precedente "Blackest Horizon" risulta un gradino inferiore a causa di un songwriting meno esaltante e a fuoco. Peccato, perchè ci saremmo aspettati il definitivo salto di qualità con questo nuovo lavoro, che tuttavia conferma i Valgrind tra le realà death metal tricolore più valide e degne di essere supportate.
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