Quando penso a
“The Prelude Implicit”, inatteso ritorno dei
Kansas datato 2016, penso a un album strepitoso che ascolto regolarmente tuttora. Quattro anni più tardi, gli americani - che potrebbero tranquillamente vivere di rendita considerando la prestigiosa carriera - pubblicano un nuovo lavoro dal titolo
“The Absence Of Presence”.
Alle tastiere è subentrato
Tom Brislin (che ha collaborato, tra gli altri, con Yes e Meat Loaf), il quale ha partecipato attivamente alla stesura dei nuovi brani che, nel loro essere Kansas al 100%, suonano comunque più lineari e diretti di quanto mi sarei aspettato.
Gli apici del full-length sono sicuramente l’introduttiva titletrack, elegante nel suo sviluppo come solo i
Kansas riescono, e la conclusiva
“The Song The River Sang”, gioiellino di prog melodico dalla coda lisergica. Le linee vocali sono sempre ficcanti e mai banali (
“Throwing Mountains”, “Jets Overhead”), così come le fughe strumentali che ci accompagnano per tutta la durata di
“The Absence Of Presence” (segnalo nello specifico la breve
“Propulsion 1”).
Forse due ballad sono un po’ troppe (tra l'altro
“Memories Down The Line” e
“Never” sembrano più canzoni dei
Journey che dei
Kansas), così come due episodi smaccatamente 80s -
“Circus Of Illusion” e
“Animals On The Roof” - che, almeno alle mie orecchie, alleggeriscono eccessivamente l’atmosfera complessiva dell’opera.
Ma va bene così.
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