All’interno del nostro mondo musicale ci sono band che si trascinano da anni fiacche e stanche pubblicazione dopo pubblicazione, incapaci di avere un guizzo creativo degno di nota e che si limitano a vivacchiare senza arte né parte.
E poi ci sono band che sembra abbiano fatto il patto con il Diavolo.
Regolari nel produrre lavori dall’alto standard qualitativo e che ancora possiedono un vigore e una voglia nonostante l’inesorabile passare degli anni. Inutile dire che gli
Incantation appartengono a quest’ultima categoria: trenta anni di carriera, fra i gruppi creatori e codificatori del death/doom e nere musa ispiratrice di una miriade di band estreme.
E tre anni dopo “
Profane nexus”,
“Sect of vile divinities” è qui per ricordare a tutti noi il perché gli Incantation sono annoverati fra i Grandi del genere. Il quartetto americano ha tirato fuori un lavoro a dir poco strepitoso, dodici canzoni taglienti, ipnotiche, luciferine in cui è giusto tributare i dovuti onori al lavoro di Dan Swanö che è riuscito a tirare fuori il classico coniglio dal cilindro superando il già eccellente risultato che aveva ottenuto con
“Profane nexus”.
La tripletta iniziale
“Ritual impurity”, “Propitiation” (il mio pezzo preferito) e
“Entrails of the hag queen” da sola vale l’acquisto dell’album, con la coppia
McEntee/Lombardozzi a macinare riff come se avessero un’orda di diavoli alle calcagna, ma è tutto il disco a godere di un felicissimo status di grazia oscura, senza avere cadute di tono o tensione. Evidentemente l’esperienza non si compra al supermercato, e la band sa esattamente quando deve accelerare e quando (e dove) inserire sinistri rallentamenti doom senza per questo autocitarsi o autocompiacersi ed evitando di specchiarsi con vanità nello specchio di ciò che hanno già fatto in passato.
Altro punto di forza di
“Sect of vile divinities” è la sua scorrevolezza. Il dna death/doom non è in discussione si intende, ma è innegabile che durante l’ascolto non si abbia mai la sensazione di esser rimanere bloccati o impantanati.
John McEntee e Soci vivono una seconda giovinezza invidiabile, raccogliendo con gli interessi ciò che hanno seminato per una vita. Fieri e a testa alta.
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