Shatter Messiah... un nome che vi dirà poco o niente. Forse più conosciuto è il nome di Curran Murphy, che ne è la mente e chitarrista, noto per i suoi trascorsi con Nevermore, Annihilator, ma anche Faustus e Aggression Core. Si tratta, questo, del primo disco della neonata band statunitense, che esce per la Dockyard 1. Musicalmente gli Shatter Messiah propongono un thrash attuale non lontano dagli Annihilator sentiti da "Refresh the Demon" in avanti, ma si rendono autori di qualche digressione nel power US più moderno. Quattordici tracce inedite, arrivate dopo due EP mai pubblicati, che mettono in evidenza luci e ombre di questa creatura di Curran Murphy; se da un lato i chitarrismi sono notevoli, con qualche riffone che pare uscito da "Waking the Fury" degli Annihilator, dall'altro troviamo passaggi melodici scialbi e forzati, che spezzano il ritmo e rovinano quanto di buono fatto in precedenza. "Never to Play the Servant", questo il titolo dell'album, è un lavoro quindi altalenante, che pecca nel tentativo innaturale di buttarci dentro svariate sonorità per non fossilizzarsi su precise etichette. Il risultato è un disco non omogeneo, che esalta e annoia in un ciclico altalenarsi di emozioni, adrenalina e sbadigli. Quello che è certo è che Greg Wagner alla voce (H.A.T.E. Breaker e una valanga ancora di altri gruppi statunitensi) è il vero punto forte del disco, con una carica dirompente ed una performance vocale rara per convinzione e ferocia. Purtroppo non basta, e ad influire negativamente troviamo anche una produzione che non convince fino in fondo. Per ora, possono finire nel dimenticatoio, ma un'occhiata in futuro bisognerà tornare a dargliela.
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