A due anni di distanza dal successo di "Temple of Shadows", il fortunato quintetto dimostra una notevole freschezza di idee, in grado di soddisfare tanto i fedelissimi che ne hanno seguito l'intera carriera, quanto coloro che si accostano per la prima volta alle loro sonorità. La costante ricerca di elementi innovativi - l'orientamento sempre più progressive della band - non ha inficiato la volontà di mantenersi in contatto con i precedenti album e con lo stile che ha reso popolari gli Angra nel corso degli anni. Se infatti "Aurora Consurgens" propone novità quali un cantato più basso e aggressivo e una prevalenza dei riff chitarristici rispetto alle tastiere, non mancano le tipiche cavalcate contornate di doppia cassa e linee vocali adatte ad un canonico album power. Evidente è il legame dei brasiliani per le tematiche introspettive, già sviluppate nell'album del 2004, che qui invece evolvono nel tema dell'inconscio e della vita onirica, dei problemi mentali e psichici. L'ispirazione di Raphael è qui mediata dal contributo di ognuno dei membri, facilitata dalla grande varietà delle tracce sia in senso musicale sia nei testi.
Questa settima release si configura quindi non come un vero e proprio concept album, ma come un un eterogeneo mix frutto di collaborazione unanime, a cui ben si adattano gli argomenti di studio di Bittencourt. Ciò ha condotto ad una produzione in grado di rendere suggestivamente l'effetti del malessere psicologico descritti da Jung, che reinterpretò il trattato alchemico di Tommaso d'Aquino, ai cui aquerelli è anche ispirato l'artwork.
Gli arrangiamenti più heavy rispetto al passato sembrano far sì che i vari pezzi si prestino meglio ad essere suonati dal vivo, così come sembra più matura la scelta di un cantato meno "alla Matos", più calzante per un'estensione vocale come quella di Edu, senza pregiudicarne la versatilità vocale.
La prima traccia, "Course of Nature", per cui è stato anche girato un videoclip, costituisce la degna apertura di un album orecchiabile ma tutt'altro che disimpegnato, i cui assoli virtuosi e la sezione ritmica adeguatamente dosata e funzionale all'esplosione di momenti più energici si contrappongono al carattere intesamente melodico e intimistico di altri. In tal senso va sottolineata la straordinaria espressività di "Ego Painted Grey", ballata cupa ed evocativa dall'inizio soft e dal trascinante assolo prog rock.
Nelle powereggianti "The voice commanding you" e "Breaking Ties" spiccano vibranti le chitarre, i cui arpeggi graffianti mantengono sostenuto il ritmo del disco; "Passing By" presenta invece un ritornello che ricorda i Pain of Salvation di "Plains of Dawn" per quando riguarda la linea vocale e i riff limpidi, nitidezza che ritroviamo anche in "Window to Nowere"; "Scream your heart out" invece è caratterizzata dagli assoli elaborati e dai cambi di tempo che la rendono composita nonostante la semplicità della traccia melodica di base; i suoni distorti e spesso dissonanti, il rincorrersi frenetico degli strumenti rendono invece originale "Salvation: Suicide". L'amore per la musica tradizionale brasiliana, inoltre, non è scomparso e ha continuato a influenzare la produzione artistica di Kiko, come emerge dal "So Near So Far", brano reso caldo dalle cui percussioni dal sapore tribale e dalle evoluzioni di gusto latino, a tratti persino arabeggianti.
"Aurora Consurgens", in definitiva, sembra confermare la graduale maturazione che è avvenuta a partire dallo sciovolone di "Rebirth", grazie anche al contributo di Dennis Ward e al lavoro compiuto dala band di Falaschi per aggiornare il proprio stile senza astrarre totalmente dalle esperienze precedenti: motivo per cui la band brasiliana continua a mantenere un certo successo, a diversi anni dal cambio di line-up e a seguito di più tour mondiali.
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