Se non amate particolarmente le sperimentazioni e volete andare sul cosiddetto “usato sicuro”, se siete alla ricerca di un sound roccioso e d’impatto immediato...insomma, come diceva un noto cantante italiano, che qualche anno fa si è impropriamente autodefinito metallaro (senza nemmeno essere più un rocker ma vabbè, si sa che a volte l’età fa brutti scherzi) “se siete quelli comodi che state bene voi....” beh, allora i
Primal Fear fanno sicuramente al caso vostro!
La band, nata nel lontano 1997 dal sodalizio tra il bassista
Mat Sinner ed il vocalist
Ralph Scheepers, a seguito della fuoriuscita di quest’ultimo dai Gamma Ray (a quanto dicevano le cronache di allora, se la memoria non mi inganna, il buon Ralph contava di sostituire Halford nei Judas Priest) non ha certo bisogno di presentazioni e nel corso dei suoi 23 anni di onesta carriera ha saputo ritagliarsi un ruolo di primissimo piano all’interno del panorama power mondiale, sfornando sempre album di buonissima fattura anche se, come detto precedentemente, forse un pò troppo simili tra loro, tuttavia davvero ben suonati.
Il nuovo arrivato in casa
Primal Fear, intitolato
Metal Commando, è perfettamente in linea con la tradizione a cui la band ci ha abituato, forte di una line-up ormai consolidata dove, accanto ai già citati
Scheepers e
Sinner, troviamo le chitarre dello storico
Tom Naumann (altro co-fondatore della band), dell’eclettico
Magnus Karlsson e di
Alex Beyrodt, mentre l’unico volto nuovo, proveniente direttamente dai Gamma Ray (ma guarda un pò, chi l’avrebbe mai detto?) è il batterista
Michael Ehrè.
Il sound di
Metal Commando, come si diceva, poco si discosta dal tipico stile della formazione tedesca, chitarre velenosissime, sezione ritmica solida e tiratissima in cui domina la doppia cassa e tracce che partono da subito sparate a palla, travolgendoti con la velocità di un treno nel pieno della sua corsa, sin dalla opener
I Am Alive.
Altro disco, sebbene pieno di composizioni valide, troppo simile ai precedenti 12 quindi?
Forse si ...eppure, a voler ben vedere, qualcosa di nuovo c’è, rispetto agli ultimi lavori della band. Non si tratta di vere e proprie sperimentazioni o di particolari elementi innovativi nel senso stretto del termine ma, accanto tracce martellanti in tipico “stile
Primal Fear”, come
Along Came The Devil,
The Lost & And The Forgotten o le potenti
Raise Your Fists e
Afterlife, in cui è impossibile tenere a freno il proprio headbanging, si trovano poi brani dove viene dato ampio spazio a delle aperture melodiche particolarmente azzeccate ed accattivanti, che probabilmente non venivano messe cosi tanto in risalto dalla band dai tempi di Black Sun (2002) e che trovano la loro consacrazione nei refrains, negli assoli e nel cantato sempre perfetto di
Scheepers, in pezzi quali
Hear Me Calling,
My Name Is Fear,
Howl Of Banshee o la conclusiva
Infinity.
Badate bene tuttavia, non si tratta di canzoni meno potenti delle altre o di ballads (questo ruolo spetta alla struggente
I Will Be Gone), ma di episodi in cui aggressività (costantemente presente) e melodia convivono in perfetta armonia tra loro, creando una sorta di diversivo, un espediente che improvvisamente rompe, in modo assolutamente piacevole, l’eccessiva linearità dell’andamento del disco.
Insomma, a me
Metal Commando è piaciuto molto, proprio per questa sua originalità (prendete il termine con le pinze) rispetto agli ultimi 4-5 dischi di
Sinner e soci, mi ha riportato indietro nel tempo, all’inizio del millennio, quando la formazione tedesca sfornava album del calibro del già citato Black Sun, di Jaws Of Death o di Nuclear Fire, tutti lavori in cui, oltre alla solita energia sprigionata dalle varie tracce, si cercavano, facendo leva sulla ricercatezza melodica, delle vie musicali alternative rispetto a quell’”usato sicuro” di cui si parlava prima e su cui probabilmente i
Primal Fear si sono adagiati per troppo tempo negli anni.