A breve distanza dall'album "Vision beyond horizon", da me recensito pochi mesi fa, torna alla ribalta la super-band stoner/desert
Big Scenic Nowhere con un Ep di tre brani intitolato "
Lavender Blues". Come in precedenza, intorno al nucleo del gruppo formato da
Tony Reed (Mos Generator),
Bob Balch (Fu Manchu),
Gary Arce e
Bill Stintson (Yawning Man) circola un giro di amici/ospiti, che in questo caso è rappresentato dal guru
Chris Goss, dall'onnipresente
Per Wiberg e addirittura da
Daniel Mongrain dei Voivod.
Si parte con i tredici minuti della title-track, splendido esempio di desert-rock onirico e psichedelico che non avrebbe sfigurato sul recentissimo "Live at Giant Rock" degli Yawning Man. Con la differenza che qui intervengono anche le parti vocali carezzevoli del buon
Tony. L'escapismo free di
Arce è illuminato come sempre: liquidità psych e tensione rock per una piccola gemma di grande effetto sognante, morbido, caldo ed avvolgente come una coperta termica in pieno inverno. Jam-song di altissima qualità.
"
Blink of an eye" è invece un solido brano rock con alcune vibrazioni psycho-blues, precisamente alla maniera dei Mos Generator. La voce di
Reed, qui più energica, accentua la sensazione di un estratto da "Abyssinia" o "Shadowlands" e questo non è certo un male. Canzone più regolare e definita, molto gradevole.
"
Labyrinths fade" rientra nuovamente negli episodi "free-form" ma con maggiore urgenza heavy. L'atmosfera trasognata della prima traccia assume connotati più urbani, taglienti e metallici pur mantenendo intatto lo spirito improvvisativo e prog-stoner. Altro capitolo interessante e stimolante, se si pensa che l'intero lavoro è stato prodotto in tre giorni di sessione in studio.
Una conferma, ma anche un passo avanti per i
Big Scenic Nowhere. Se proseguiranno su questa strada, possono diventare un vero punto di riferimento nell'ambito del genere stoner.
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