Avendo ancora ben vividi nelle orecchie e nella memoria i “sogni”
ottantiani di
Stan Bush (evocati dallla sua ultima eccellente fatica discografica “
Dare to dream”), ecco che la fruizione di “
Both sides of midnight” degli
East Temple Avenue pronostica fin dal primo contatto una bella sfida per il trono di miglior
album di
AOR “classico” della fine del 2020.
E chi sono mai costoro, che “osano” competere con uno specialista del settore come il mitico
Stan?
Si tratta di musicisti preparati e piuttosto noti, ma tra di loro è un nome a spiccare in maniera scintillante, in grado di garantire una contesa “ad armi pari” in fatto di attitudine, talento e competenza.
Eh già, perché l’ugola di
Robbie LaBlanc (Fury, Blanc Faces, Find Me) sembra proprio nata per queste cose ed è sufficiente sentirla vibrare di autentico
feeling lungo tutto l’arco del programma per comprendere quanto una voce possa fare la differenza in questi (e in parecchi altri, in realtà …) ambiti musicali.
Le sue interpretazioni impeccabili dal punto di vista tecnico / emozionale esaltano per colore e intensità composizioni magari non esattamente “straordinarie” sotto il profilo della vitalità espressiva, mentre non ci si può che compiacere della notevole classe esecutiva di
Darren Phillips (chitarrista, autore, produttore e pure conduttore radiofonico), l'ideatore del progetto, e del resto della formazione, costituito da
Dennis Butabi Borg (Cruzh),
Philip Lindstrand (Find Me, Arkado),
Dan Skeed (Urban Stone) e
Herman Furin (Work Of Art).
L’idea che potendo contare su un vero fuoriclasse della fonazione modulata
adulta qualcosa di meglio si “doveva” fare anche in sede di scrittura aleggia così, lieve, sullo sfondo di un ascolto tuttavia davvero assai godibile, suddiviso tra
rocks incisivi e suggestivi momenti romantici, nella migliore tradizione edificata da Survivor, Toto, Starship, Journey e Bad English.
Qualche esempio? C’è l’imbarazzo della scelta … si potrebbe citare la
verve di “
Mountain”, con il suo incalzante
refrain, la carica melodica di "
Forever yours”, la raffinatezza pulsante di “
Don’t make believe” e “
Everything”, o ancora la toccante vena intimista di “
Fool for love”, “
My last breath” e “
Where love is”, ma la verità è che si fa una certa fatica a trovare canzoni realmente poco efficaci, incastonante in una radiosa forma di prevedibilità.
Ritornando alla fantomatica gara evocata all’inizio della disamina, diciamo che il risultato finale non poteva che risolversi con un sostanziale pareggio, anche grazie, ammettiamolo, al valore aggiunto rappresentato dall’inestimabile laringe di
Mr. LaBlanc, un autentico balsamo per l’anima di chi ama queste favolose sonorità.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?