Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:51 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. A CURSE ON MAN
  2. SHE WOLVES OF THE SAVAGE SEASON
  3. THE GREAT BEAST WE SERVE
  4. NATURE IS THE DEVIL'S CHURCH
  5. HER MASTER'S VOICE
  6. VIRAL TOMB
  7. DEVIL'S BANE
  8. RUIN UPON THE TEMPLE MOUNT
  9. YOU DON'T MOVE ME (I DON'T GIVE A FUCK)

Line up

  • Alan "Nemtheanga" Averill: bass, vocals
  • Bones: guitar
  • Con RI: drums

Voto medio utenti

I Dread Sovereign sono il progetto doom di Alan Averill (alias "Nemtheanga") dei Primordial, storica black-celtic metal band irlandese attiva dalla fine degli anni '80. Dopo aver realizzato due album per la piccola Vàn Records, "All hell's martyrs" (2014) e "For doom the bells tolls" (2017), i Dread hanno firmato per la prestigiosa Metal Blade e pubblicano per tale label il terzo lavoro: "Alchemical warfare".
Non ci sono segreti nello stile del gruppo, propugnato fin dall'esordio: un ruvido, torvo, sulfureo doom/dark metal, con forti influenze ottantiane che vanno dai Saint Vitus ai Cirith Ungol passando anche per Venom, Bathory e Celtic Frost.
Se nel primo album era presente una decisa componente acida e fumosa, che rendeva il sound torbido ed ammorbante, in questo nuovo capitolo risulta più contenuta e limitata a specifici passaggi. L'impronta generale è diventata molto più severa, epicheggiante, horrorifica, con una ferrea densità che a tratti mi ha ricordato i Grand Magus o perfino gli High on Fire.
L'incedere possente ed implacabile, corredato di liriche occultistiche e demoniache, di brani come "She wolves of the savage season", "Nature is the devil's church" e "Ruin upon the temple mount", mostra un taglio fortemente metallico da cavalcata dark eightees. Riff incalzanti e taglienti come lame di rasoio, coniugati con la voce sferzante e cattiva di Averill e l'impetuoso solismo di Bones, immersi in un atmosfera drammatica e ieratica, formano un maestoso tessuto heavy-doom fornito di piacevole retrogusto vintage. Le ritmiche battenti e battagliere ci accompagnano nella visione di un mondo oscuro, sanguinante, votato alla sofferenza ed alla disperazione, ma concedono anche spazio a divagazioni in odore di psycho-doom che arricchiscono ed abbelliscono il sound dei Dublinesi.
Altri brani portano alla mente analogie con nomi tutelari del genere (Trouble, The Obsessed), ma indubbiamente la carica grezza e selvatica di questa formazione evidenzia una personalità autonoma di ottimo livello. "The great beast we serve" sembra un pezzo dei Candlemass suonato in maniera epica da un gruppo classic metal incazzato, mentre "Her master's voice" propone un passo più lento e cimiteriale ma con vibrazioni psycho-tossiche assai stordenti. Qui l'ombra dei Black Sabbath è palese, ma ancora una volta gli irlandesi riescono a dare una propria impronta al brano. Esperienza, determinazione, grinta e cattiveria.
Per chi avesse ancora dei dubbi sulle radici musicali di questa band, in coda al disco troviamo la cover di "You don't move me (I don't give a fuck)" dei seminali Bathory (da "Jubileum vol.I"). Un botto di thrash oscuro come la notte, sparato dritto sui denti con furia iconoclasta.
Una band convincente nella sua carica muscolare e debordante. Non eccelsi, ma sicuramente notevoli. I Dread Sovereign innalzano fieramente la bandiera della commistione tra doom e metal, dove più che la lentezza sfibrante emerge la poderosità dell'insieme e le accellerazioni proto-thrash.
Ottimo lavoro, pieno di spunti interessanti.

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