Questo è un disco dal vivo, ma non lo è realmente; in questo periodo straniante per compensare la mancanza di concerti per via del
Covid 19 le label stanno sommergendo il mercato con live album, in questo caso però il pubblico non è presente.
La ragione di ciò è che la band americana ha registrato un live in studio l’anno scorso emanando energia a profusione ma che rimane un’arma invero spuntata.
Questo non perché la compagine di
Randy Blythe non si sia concentrata abbastanza, oppure perché la produzione è insufficiente; qui gli ingredienti ci sono tutti.
Produzione potente e limpida, la band è carica a molla e si sente, basta ascoltare le possenti “
Checkmate” dal groove bestiale, “
Ressurrection man” dai riffing serrati e dall’impatto di una lapide granitica sulla testa, la velocissima “
Routes” che brucia come benzina in un motore manipolato appositamente per distruggere l’asfalto.
Il singer divora il microfono letteralmente come suo solito; purtroppo però è una band che ha bisogno del pubblico per esaltarsi essendo una band “fisica”.
Qui invece è come se si stesse ascoltando una sorta di compilation con i pezzi migliori riregistrati per l’occasione con due bonus track in coda; non era forse meglio pubblicare un live inedito del passato?
Forse la mia è una pretesa, perché la presenza del pubblico in questo tipo di musica è vitale, perché è energia che viene deflagrata in simbiosi con i musicisti; peccato veramente e non dipende dalla band in questo caso.
Disco consigliato solo per gli aficionados del combo statunitense, gli altri possono passare oltre.
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