Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:62 min.
Etichetta:InsideOut Music

Tracklist

  1. HYPERSONIC
  2. BEATING THE ODDS
  3. LIQUID EVOLUTION
  4. THE PASSAGE OF TIME
  5. CHRIS & KEVIN'S AMAZING ODYSSEY
  6. RHAPSODY IN BLUE
  7. SHADES OF HOPE
  8. KEY TO THE IMAGINATION

Line up

  • Tony Levin: bass, chapman stick
  • Mike Portnoy: drums
  • John Petrucci: guitars
  • Jordan Rudess: keyboards

Voto medio utenti

C’è voluta una pandemia globale per rimettere insieme i Liquid Tension Experiment, forse uno dei più celebri “super-gruppi” progressive metal (o qualcosa di simile) di fine millennio.

Accolti all’epoca dalla (defunta?) Magna Carta Records in un momento non proprio “magico” per i Dream Theater - quello successivo alla pubblicazione di “Falling Into Infinity” per intenderci - la formazione strumentale composta da Mike Portnoy, John Petrucci, Jordan Rudess e Tony Levin fu l’unica ad avere un seguito degno di questo nome, a differenza dei colleghi Platypus di Derek Sherinian e John Myung (chi se li ricorda?). Ma poi Rudess entrò stabilmente nei Dream Theater per sostituire Sherinian e tutto venne archiviato… fino a oggi.

Chiariamo subito, l’effetto “nostalgia” pesa come un macigno su “LTE3”, che sintetizza a dovere quanto di buono – e di meno buono – fatto dal quartetto tra il 1998 e il 1999. Il machismo strumentale regna sovrano nell’introduttiva “Hypersonic”, che insieme a “Chris & Kevin’s Amazing Odyssey” credo che rappresenti perfettamente lo spirito dei primi due album del combo. “Beating The Odds”, che ha qualcosa dei Rush, è il brano più convincente del lotto (peccato per il fade-out finale), e anticipa la più sperimentale e soffusa “Liquid Evolution”.

Se “The Passage Of Time” sembra provenire dalle session di “Train Of Thought”, “Shades Of Blue” - per quanto non essenziale - rievoca il sottovalutato “An Evening With John Petrucci & Jordan Rudess”. “Key To The Imagination” è “troppo” da tutti i punti di vista, dalla durata al “numero di note”, mentre ancora non riesco a espormi sull’arrangiamento al fulmicotone della “Rapsodia In Blu” di George Gershwin (mi ci vorrà molto tempo per metabolizzarlo).

Tutto suona un po’ datato, è vero, ma qui lo dico e qui lo nego: continuo a pensare che il disegno sia più ampio e siano ormai maturi i tempi per una reunion clamorosa dei Dream Theater in grado di mettere sullo stesso palco davvero tutti, da Charlie Dominici a Kevin Moore, passando per Derek Sherinian e, ovviamente, Mike Portnoy. Who knows?

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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