È un sound intrigante quello di
Stefano Panunzi, tastierista romano capace di dominare le sonorità più raffinate e complesse di artisti come No-Man, Enigma e Japan circondandosi di musicisti di prima classe quali Gavin Harrison (
The Pineapple Thief,
King Crimson, ex-
Porcupine Tree) e
Tim Bowness.
In
“Beyond The Illusion” c’è spazio per tutto, dalle atmosfere cinematografiche (
“When Even Love Cannot”, “The Bitter Taste Of Your Smile”), all’elettricità più muscolare (
“Mystical Tree”, “The Doubt”), dal cantautorato di classe (penso a
“Her” o a
“I Go Deeper”, già comparsa su
“Flowers At The Scene”) al pop ricercato di scuola Eighties (
“The Portrait” ma non solo).
Spiccano i tanti – forse troppi – brani strumentali, da
“Acid Love” a
“We Are Not Just What We Are”, in cui è evidente il gusto di
Panunzi per gli arrangiamenti più articolati ma mai eccessivi, inspirati al maestro del genere
Richard Barbieri.
Per pochi, ma non per pochissimi.
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