A pochi mesi di distanza dall’interlocutorio EP
“Others” (che ho in parte rivalutato, lo ammetto) ecco il nuovo e promesso full-length dei progster inglesi
FROST*. In
“Day And Age” la voglia di sperimentare è ancora evidente, ma è controbilanciata da un songwriting senza dubbio più fluido e accessibile che spesso rimanda al sound delle origini di
Godfrey e soci.
Le sonorità e la struttura dell’ottima e lunga titletrack rievocano i
Porcupine Tree di
“Deadwing”, prima della più ricercata ma sempre orecchiabile
“Terrestrial”, affine alla recente produzione solista del chitarrista
John Mitchell. Le atmosfere si fanno più rarefatte con l’ansiogena
“Waiting For The Lie”, mentre la successiva
“The Boy Who Stood Still” riprende il discorso iniziato con il precedente EP tributando le composizioni più ruvide a firma Brian Eno e David Byrne.
La lineare
“Island Life” sfocia in
“Skywards”, di marcata ispirazione 80s, e prelude a un altro episodio riuscito, epico ma spigoloso dal titolo
“Kill The Orchestra”. Il cerchio si chiude con l’elegante
“Repeat To Fade”, a cavallo tra Enigma, Depeche Mode e progressive più muscolare.
Il voto finale tiene anche conto della sopraccitata rivalutazione di
“Others”.
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