Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2021
Durata:50 min.
Etichetta:Nuclear Blast Records

Tracklist

  1. INTRO
  2. THE EYE OF HORUS
  3. BLESSED
  4. THE FIRST DAMNED
  5. NINE STEPS
  6. DANSE MACABRE
  7. MANDATORY SUICIDE
  8. INTRO
  9. DESTINY
  10. WAY OF SALVATION
  11. ERESHKIGAL
  12. CEMETERAL GARDENS

Line up

  • Sauron: vocals
  • Martin: bass
  • Vitek: drums
  • Vogg: guitars

Voto medio utenti

Fermi tutti! So che avete letto bene, ma non si tratta del nuovo album dei Decapitated.
La label tedesca in questo disco fa un “regalone” per i collezionisti del combo polacco, ovvero racchiude in un solo disco i primi due demo della band ovvero “Cemeteral Gardens” del 1997 e “The Eyes Of Horus” del 1998.
Questi due piccoli esempi con la primissima formazione avevano già le idee chiare ancor prima di agguantare il contratto con la Wicked World, divisione della ben nota Earache Records.
Qui dovete pensare che la formazione è tutta composta da giovanissimi dai 13 anni ai 17 o poco più che maggiorenni, eppure basta sentire le doti tecniche del batterista e fondatore Vitek all’epoca erano già sviluppate.
Il quartetto dell’Est sa come tirare fuori una prova maiuscola, basta sentire “Blessed” dalla struttura articolata tra cambi di tempo, riffing serrati e un solo ben fatto.
Altra bella bordata è “Nine steps”, un bel bulldozer cadenzato e con un riffing marcissimo aiutato da una produzione pulita e potente, all’interno troviamo assalti in sfuriata e un bel growl profondo a cura di Sauron.
La band dimostra di essere in palla anche nel primo demo con un piglio aggressivo e marcio figlio della scuola americana più verace e cattiva, basta ascoltare “Destiny” dal taglio cadenzato e ricco di riff serrati e in tremolo maligni ed un growl spietato e senza pietà.
In questa parte abbiamo anche interventi di tastiera a mettere il carico di malvagità atmosferica come in “Way to salvation”.
Questo disco servirà a chi? Soprattutto a chi è un seguace dei polacchi fin dalla prima ora o chi li ha scoperti dopo la resurrezione dopo la tragica morte del membro fondatore Vitek nel 2007, un piccolo gesto per ricordare un passato lontano e un bravo musicista strappato troppo presto da un destino amaro.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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