Copertina 7

Info

Anno di uscita:2021
Durata:49 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. DANGER ZONE
  2. RENEGADE
  3. YOU THINK YOU’VE GOT IT
  4. BIG CITY LIGHTS
  5. WHY CAN’T YOU FEEL MY LOVE
  6. CHILDREN OF THE LOST BRIGADE
  7. ADDICTED
  8. ALIBI
  9. LAY DOWN YOUR ARMS
  10. EDGE OF SURRENDER
  11. TAKE ME BACK

Line up

  • Alexander Strandell: vocals
  • Dario Nikzad: guitars
  • Tom Martin: guitars
  • James Martin: keyboards
  • Nick Hogg: bass
  • Mikey Wilson: drums

Voto medio utenti

Tornano a due anni di distanza dall’ultimo “Open Wide” i Nitrate, band AOR/Hard Rock inglese che è riuscita a fondere in maniera pressoché ottima sonorità provenienti dagli eighties, con altre moderne dove il risultato per una volta tanto non è un pasticcio di diversi stili musicali, ma anzi un prodotto ben compatto e dal sound riconoscibile.

“Renegade”, terzo album della band , mette in mostra tutta la classe raggiunta dalla band che certamente non è a livelli eccezionali, ma che comunque rappresenta un ascolto divertente e coinvolgente, togliendo la copertina che poco ci azzecca, e che sembra uscire da un videogioco dei primi anni 2000’.

Voce cristallina e pulita quella di Alexander Strandell, che però non risulta mai troppo anonima o priva di carisma, e che in pezzi come “Danger Zone” o “Children Of The Lost Brigade” mostra tutta la sua estensione. Si sente in tutta la durata del disco una forte influenza dei Def Leppard, e vi sfido a non coglierla soprattutto nell’incedere di “Addicted”. Certo a volte questi richiami sono un po’ troppo eccessivi, come in “You Thin You’ve Got It” o “Lay Down Your Arms”, ma i Nitrate riescono sempre a bilanciarsi fra il giusto citazionismo e personalità. In “Big City Lights” si sentono echi alla Dokken, con un ritornello intrigante,e la produzione che mette in risalto tutti gli strumenti è sicuramente un punto aggiunto al disco. Bella anche se un po’ troppo lunga e ripetitiva, la ballad “Why Cant’ You Feel My Love”, che sa di Bon Jovi da chilometri di distanza.

Probabilmente un difetto, oltre a quello elencato poc’anzi, è che parecchie canzoni di “Renegade” hanno la stessa struttura, ovvero un mid tempo che esplode poi in un bel chorus, e quindi non si trova molta varietà. Se a un primo ascolto ciò non emerge subito, contando anche i pezzi sono comunque ben costruiti per restare in testa, dopo aver sentito più volte il disco ci si accorge di questa, chiamiamola così, staticità. Nulla che non faccia emergere in ogni caso la qualità musicale contenuta in “Renegade”, che consiglio caldamente a tutti gli amanti della musica da stadio, o da cantare a squarciagola durante un giro in macchina.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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