Questa recensione potrebbe iniziare con una sorta di imperativo rivolto a tutti gli estimatori dell’
AOR yankee: come si fa a criticare il disco di una delle voci più spettacolari del genere, incarnazione di quel modo di cantare enfatico e sensibile che ha avuto in
Bobby Kimball,
Michael Bolton e
Jimi Jamison tre autentici
Maestri?
E’ difficile, in effetti, ma dopo un eccellente esordio, il secondo lavoro solista di
Toby Hitchcock era apparso troppo di maniera per non sostenere la tesi che a volte tecnica e forza interpretativa non sono sufficienti a produrre musica emotivamente catalizzante.
Ed ecco che l’ascolto di “
Changes” si porta dietro parecchie perplessità, e non basta la presenza di
Alessandro Del Vecchio in sede compositiva (oltre che esecutiva) a rassicurare chi, come il sottoscritto, considera il succitato “
Reckoning” un’occasione persa.
Alla prova dei fatti diciamo subito che l’opera, pur mantenendo solidi legami con l’esperienza artistica che ha svelato al mondo le doti del nostro, non è una sterile reiterazione dei Pride of Lions, soddisfacendo esigenze musicali maggiormente “personali” e intimistiche, “cucite” addosso a una laringe obiettivamente di valore superiore.
Il problema, per quanto mi riguarda, è che il risultato finale non mantiene in maniera costante un adeguato livello d’intensità, vedendo altresì vacillare il gusto melodico, non sempre straordinariamente misurato e coinvolgente.
Il tenore di “teatralità” lambisce a volte la stucchevolezza (“
Tonight again”, volendo esasperare il concetto potrebbe essere un pezzo ...
ehm ... de Il Volo …) e un po’ troppe tracce non soggiogano a dovere la sfera sensoriale.
D’altro canto, però, “
Forward”, “
Garden of Eden” e la grintosa
"Say no more” meritano un plauso speciale per forza espressiva e voglia di “stupire”, e anche la
title-track e “
Two hearts on the run”, più “rigorose”, testimoniano cosa può accadere quando la classe nelle partiture si sposa perfettamente con una timbrica cristallina e volitiva.
Arrivati a “
Run away again (from love)”, si comprende, invece, che è possibile assecondare felicemente le ben note velleità istrioniche di
Toby, allo stesso modo in cui “
On the edge of falling” consente di testare l’efficacia di una bella
verve anche in assenza di sbalorditive virtù artistiche.
Rilevando, infine, la spiccata gradevolezza di “
Before I met you”,
remake di un
hit della
singer greca
Despina Vandi, consegniamo “
Changes” soprattutto agli amanti del “bel canto”, convinti che da un fuoriclasse del calibro di
Toby Hitchcock si possa e si debba “pretendere” nientedimeno che l’
estasi cardio-uditiva ... aspettative esagerate?
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