Copertina 6,5

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2007
Durata:64 min.
Etichetta:Caustic
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. UNDERWORLD DREAMS
  2. THE GRAVE OF MINKIND
  3. WORLDS OF SILENCE
  4. LA CLAMEUR DE L'OMBRE
  5. INTO HEAVEN'S MAZE
  6. GARDEN OF SOLITUDE
  7. WHEN THE BLACK SUN RISES
  8. THE RETURN OF THE LIGHT
  9. REGRET
  10. PART ONE
  11. PART TWO

Line up

Non disponibile

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Non è da tutti i giorni trovare sulle pagine web di eutk.net recensioni di dischi Ambient, o più generalmente Electro, ecco quindi che questo Le Paradise Funèbre dei catalani Der Blaue Reiter giunge un po’ a sorpresa.

Cominciamo subito con il dire che bisogna armarsi di santa pazienza per arrivare in fondo, ma non perchè l'Lp in questione sia brutto o cose del genere, mi riferisco al fatto che non sono sonorità molto comuni e diffuse, ed il continuo incedere di tastiere e synth potrebbe facilmente annoiare, ergo: svuotate la vostra mente dal qualsiasi pregiudizio in merito e sedetevi con calma e pazienza sulla vostra poltrona di fiducia.

Già a partire dall'artwork ma nel dettaglio dal titolo ci si rende immediatamente conto che non si tratta di un progetto musicale molto solare, una caratteristica che si riflette immancabilmente in tutte le canzoni qui presenti, vellutate, cupe e a tratti sinfoniche. Pur essendo lungo e minimale questo lavoro ha dalla sua una fluidità di fondo che lo rende scorrevole e "facilmente" fruibile. Bisogna anche mettersi nelle condizioni giuste per poter apprezzare un lavoro simile, ma oggettivamente la musica qui contenuta si distingue per una colta raffinatezza, in tal senso mi preme chiamare in causa brani come Underworld Dream, Words Of Silence e La Clameur De L'Ombre.

Tracce dove su una solida base Ambient (oscura e malinconica) si sviluppano monumenti sonori che hanno un che di marziale e in alcuni frangenti anche di rumoristico, non siamo assolutamente in territori Noise alla MZ412, ci mancherebbe altro, ma qualche arrangiamento ruvido e spigoloso mi ha fatto tornare in mente i nostrani Void Of Silence, quelli del periodo Criteria Ov 666, ovviamente svuotati da tutta l'impalcatura fatta di chitarroni distorti e batteria d'acciaio. C'è chi li ha inseriti nel filone Martial/Industrial, io credo che la faccenda sia molto più sottile e complessa, che sfugga in qualche modo al concetto di definizione.

Certo, i territori musicali sono quelli, ma per dargli un nome circoscritto bisognerebbe scrivere una definizione lunga dodici cartelle di Word. Se vi interessano queste sonorità soffuse e arcane, con abissi di oscurità e malinconia siete i benvenuti, per tutti gli altri è meglio lasciar stare.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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