Secondo album per i danesi Volbeat di Michael Poulsen, che troverete inclassificati per quanto riguarda il genere proposto. Già, perchè i Volbeat sfuggono a qualsiasi catalogazione, cosa assai rara nel panorama metal odierno, e riescono a creare un sound tutto proprio, pur prendendo a piene mani da sonorità del passato. Non nascondono certo il proprio amore verso il rock 'n' roll degli anni '50 e '60 e leggende del calibro di Elvis Presley, Jerry Lee Lewis o Eddie Cochran, così come verso il sound unico di una leggenda quale Johnny Cash, o ancora un certo Mike Ness, degli impareggiabili Social Distortion. E' proprio da lì che i quattro danesi partono, per un esperimento che cerca di fondere queste fondamentali influenze con un sound metal odierno. Tentativo indubbiamente coraggioso, che ha già fruttato non pochi risultati a Poulsen e soci già dal primo album, e a cui ne assicurerà ancora di più questo nuovo "Rock the rebel / Metal the Devil", ulteriore evoluzione ed arricchimento del songwriting, a dimostrazione di una maturazione non indifferente. Artisticamente, questo secondo album dei Volbeat è molto più che piacevole, grazie a catchy ma ricercati brani quali "The Garden's Tale" o l'opener "The Human Instrument" e ancora "River Queen". Ma l'apice i Volbeat lo toccano con "Sad Man's Tongue", chiaro omaggio a Johnny Cash, tanto da richiamare nell'esordio l'indimenticabile "Folsom Prison Blues" nella linea vocale. Un'ulteriore nota a favore di questo squisito lavoro la giocano i testi, che più classici, ruvidi e introspettivi non si può, così come il look alla Mike Ness di Michael Poulsen (notare il tattoo Social Distortion sul braccio destro e l'immancabile canottiera modello "wifebeater" sul palco). Se proprio dovessi trovare una pecca, avrei preferito quà e là differenti scelte ritmiche, evitando un'abusata e fredda doppiacassa che proprio poco ha a che fare con il rough e schietto rock'n'roll sound. Ma ciò non toglie a questo "Rock the Rebel / Meat the Devil" un meritato 8.
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