Se "
Born To Fight" vede i
Vanadium spostarsi nell'amata (almeno dal punto di vista delle radici musicali) Inghilterra, il successivo "
Corruption Of Innocence" registra il percorso opposto.
Stavolta è il produttore
Jim Faraci, già sound engineer di band caldissime della scena L.A. come
Ratt e
Poison, a fare armi e bagagli per raggiungere in Italia il quintetto milanese. "
1987" dei
Whitesnake è ancora fresco di stampa, ed evidentemente vedere uno dei loro idoli (
David Coverdale) agghindato in perfetto class metal style, potrebbe essere la motivazione del cambiamento di rotta in casa Vanadium.
Per la serie: se l'ha fatto lui, perché non provarci anche noi? Il restyling è totale, a partire dall'immagine. Via i chiodi, dentro spandex e colori sgargianti, rifiniti da una bella cotonata alle folte chiome. È il business, baby, e bisogna stare al gioco.
Look a parte, anche il suono storico dei Vanadium subisce un update quasi traumatico, ed i riferimenti stilistici non sembrano più essere gli esempi d'oltremanica, ma quelli d'oltreoceano. Il problema del disco, tuttavia, non sono affatto le canzoni che lo compongono, quanto la produzione indecente dello stesso Faraci. In particolare i cori, che dovrebbero rappresentare il punto di forza del "nuovo corso" per fronteggiare i colossi dell'hair metal, vengono affossati da un mixing da codice penale. Incredibile.
Mi disse una volta Pino Scotto: "
il problema è che Jim Faraci era un fonico, non un vero e proprio produttore, ed i risultati sono quelli che puoi sentire". Già, e se posso aggiungere, è davvero un peccato; perché "Corruption Of Innocence", almeno sotto il profilo della composizione, è un disco splendido. Nulla di cui stupirsi, la maestria in fase di songwriting dei Vanadium è già stata ampiamente certificata dai quattro lavori precedenti. Il riff di "
Backbone Of Society" evidenzia da subito un approccio più secco della chitarra di
Tessarin, però appena entra in scena la batteria di
Mascheroni, piena di riverbero ma scaricata di potenza, si capisce che il disastro è dietro l'angolo. Infatti, quando è la volta del refrain, sembra di avere tra le mani un demo tape anziché il frutto di un noto "mago del suono" americano. Si dice addirittura che Faraci abbia voluto registrare molti cori all'aria aperta, per aumentarne la resa sonora sul vinile. Il risultato è allucinante, come dimostra il pasticcio combinato sulla potenzialmente splendida "
Winds Of Destruction", oppure nella conclusiva "
Over The Limit".
Quando il gruppo evita di ricorrere ad ambiziose stratificazioni vocali, come in "
Down'n'Out" oppure in "
Gimme So Much", le cose vanno decisamente meglio, al netto di una sezione ritmica affossata dal solito "genio" yankee.
Zanolini tradisce
Lord ed abbraccia
Giuffria, ma lo spazio assegnato alle sue keyboards non risulta adeguato al loro valore.
Motivo? "
Faraci odiava le tastiere" dicono oggi i Vanadium. Praticamente una disgrazia.
"
Talk Of The Town" è probabilmente il brano più prossimo ai
Deep Purple, ed infatti Zanolini riesce ad essere decisivo come nei dischi precedenti. "
Images" invece si candida come una delle più belle ballad mai scritte dal gruppo, con quell'atmosfera orgogliosamente malinconica che viene perfettamente fotografata dallo splendido testo di
Pino Scotto. Ripeto, il problema di "Corruption Of Innocence" non è affatto legato alla qualità di brani come "
Dangerous Game" o la stessa "
Corrupted Innocence", ma ad un mixaggio che si avvicina pericolosamente al vergognoso.
Se aggiungiamo che, poco dopo il rilascio dell'album, la Durium dichiara fallimento, si capisce immediatamente come il momento dell'auspicata "svolta internazionale" per i Vanadium sia destinato a diventare, all'improvviso, un incubo ad occhi aperti.
Lo smarrimento dei master originali, nel mare magnum del magazzino della stessa casa discografica, è la ciliegina sulla torta. Col risultato che, ad oggi, la più importante hard rock/metal band italiana è probabilmente l'unica a non aver goduto di una ristampa in CD della propria discografia.