Forse ai più potrà dir poco o nulla, ma a chi ha qualche annetto sulla gobba come il sottoscritto, il nome degli
Abramelin riporta indietro l’orologio a metà anni 90 quando la band australiana realizzò due autentiche mazzate death metal – l’EP “
Transgression from Acheron” del 1994 e l’omonimo debut dell’anno successivo – che raccolsero elogi fra stampa ed appassionati del genere.
Poi cominciarono le pause, il congelamento e infine lo split: “
Deadspeak” uscì nel 2000 e per risentir parlare del combo australiano – finito ormai nel cassetto dei ricordi – siamo giunti nel 2020 con l’uscita di due singoli ed, infine, il come back in grande stile con il presente
“Never enough snuff”.
Poiché in passato sono rimasto spesso scottati dagli improvvisi ritorni sulle scene avvenuti a distanza di lunghi anni, potrete comprendere – spero con indulgenza – l’iniziale diffidenza con la quale mi sono approcciato all’ascolto di questo lavoro.
Diffidenza che è rapidamente sparita durante l’ascolto della titletrack.
Eh sì!
“Never enough snuff” è uno di quei dischi death metal che suona….esattamente come dovrebbe suonare un disco death metal!
Spazio quindi ad una batteria precisa e rutilante, riff segaossa, assoli che inseriscono quel pizzico di melodia che non guasta mai, basso pieno e corposo e, dulcis in fundo, un growl cavernoso (può ricordare quello di
Benton) : miscelate il tutto e servire con il volume degli speakers a livello sfacciatamente osceno.
Poi possiamo esser tutti d’accordo che gli
Abramelin non reinventano la ruota, che nel loro sound sono presenti elementi del death metal statunitense e britannico degli anni 90 (dai
Morbid Angel ai
Benediction, passando per i
Cannibal Corpse) che
“Never enoguh snuff” esce proprio nel periodo in cui c’è il revival di queste sonorità ma, allo stesso tempo, credo che saremo tutti d’accordo sul fatto che questo disco FUNZIONA.
Le prime tre tracce –
“Never enough snuff”, “Knife-play” e “Full ghore whore” – sono una migliore dell’altra e da sole valgono l’intero lavoro che, è bene sottolineare, si mantiene su alti livelli (ottime sono anche
“The peeler”, la seguente “Horror-zontal” e
“Head fuck”) per tutti i suoi quasi cinquanta minuti di durata coinvolgendo in pieno l’ascoltatore.
“Never enoguh snuff” è un lavoro gradito quanto inaspettato, che riconcilia con il Metallo Morto, sostenuto da un felice equilibrio fra ruvidezza e armonia che spesso manca in molti lavori del genere, tanto che non mi stupirei affatto se venisse citato nelle consuete classifiche finali del settore.
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