Ci deve essere un problema con
Christian Eriksson.
Prima registra due album con i
Twilight Force, il primo straordinario, il secondo "meh" (ma non per colpa sua) e poi viene cacciato; a quel punto fonda insieme a
Bill Hudson e
Patrick Johansson i
NorthTale e pubblica lo splendido debut "
Welcome to Paradise"...e poi viene cacciato.
Con tutto il bene e la stima per i suoi successori, sia il nostro grande
Alessandro Conti sia per il brasiliano
Guilherme Hirose, sostituire un'ugola come quella del biondone nordico è un vero problema, dato che è dotato di un timbro davvero particolare e carismatico, adeguatissimo al power metal europeo dei nostri, oltre che ovviamente da un'estensione esagerata.
Inutile girarci troppo intorno, "
Eternal Flame" è un buon disco ma non riesce a stare minimamente al passo di "Welcome to Paradise" e buona parte della motivazione si deve proprio alla mancanza della sua voce: poi intendiamoci, non siamo di fronte ad un disco brutto o mal riuscito, le coordinate stilistiche sono sempre quelle dell'esordio, power metal europeo a manetta, ci sono molti buonissimi brani come "
Future Calls" (in cui assistiamo anche alla presenza di un certo
Kai Hansen), sebbene intervallati da altri meno validi come l'opener "
Only Human" e "
The Land of Mystic Rites", un brano che pare estratto da "
Holy Land" degli
Angra, con delle sonorità e dei ritmi tribal/brasiliani che c'azzeccano zero con una band che si chiama NORTHtale e che fa delle ambientazioni nordiche il suo punto di forza (vedi copertina del primo disco...), ma l'impressione che si ha alla luce dei 65 lunghissimi minuti è che già al secondo album i Northtale siano diventati una normalissima power metal band come ce ne sono tante e che la magia che si era costituita anche e soprattutto grazie alla voce di Eriksson che riusciva a valorizzare in maniera unica i brani dei Northtale sia svanita nel nulla...
Da segnalare in ogni caso l'ottima doppietta costituita da "Ride the Storm" e "King of Your Illusion", che ricreano perfettamente le atmosfere del primo album, la cover dei Maiden "Judas Be My Guide" che va a ripescare e valorizzare uno dei brani più sottovalutati della loro carriera, e la splendida suite finale "Nature's Revenge", un po' Stratovarius-derivativa (a dir poco) ma davvero ben fatta e coinvolgente.
Per il resto, un vero peccato.
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