Il disposto combinato di copertina e
monicker, già di per sé, fornisce un quadro indiziario piuttosto corposo; se poi,
ad abundantiam, ci aggiungete che discutiamo di
one man band proveniente da una delle città (
Portland) col più alto tasso di depressione e suicidi degli
Stati Uniti, ecco che potreste tratteggiare con discreta cura le coordinate musicali di “
Gift Of the Night” senza nemmeno ascoltarlo.
I
Nocturnal Wanderer, dunque, si baloccano con un
raw black metal dal taglio malinconico e minimalista.
Gli ingredienti classici non mancano di certo: arrangiamenti ridotti all’osso, perizia esecutiva non esattamente in cima alla lista dei pregi, chitarre zanzarose d’ordinanza, produzione
lo-fi ed impastata quanto una torta alla ricotta…
Ad evitare il totale effetto
déjà-vu, tuttavia, intervengono qua e là elementi di parziale distacco dalla tradizione: slanci melodici dal vago retrogusto
NWOBHM (percepibili sin dall’
opener “
Twilight Befell”), assoli di estrazione
classic (“
Distant Stars in Distant Skies”), parentesi intimiste (la conclusiva “
The Amberdawn”) e
riffing non distante da certo
thrash teutonico (“
Darkness in Rapture”) riescono, unitamente ad una lodevole alternanza di ritmi, a disperdere lo spettro della noia.
Al tempo stesso, occorre evidenziare la penuria di spunti davvero degni di nota, o perlomeno in grado d’innalzare il
platter oltre una pur meritata sufficienza.
I
Nocturnal Wanderer, tirando le somme, mettono sul piatto attitudine, onestà e conoscenza della materia trattata; a “
Gift of the Night” manca il guizzo, ma potrebbe comunque risultare gradito agli amanti delle sonorità sopra descritte… purché non alzino troppo l’asticella delle aspettative.
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