Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:58 min.
Etichetta:Elevate Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. DREAMLAND
  2. ETERNITY
  3. LOST IN TIME
  4. THE RAIN FALLS IN THE DESERT
  5. REASON TO LIVE
  6. EGO’S BATTLE
  7. LIE!
  8. SWEET SURRENDER
  9. FEELING FOREVER

Line up

  • Titta Tani: vocals
  • Diego Reali: guitars, bass
  • Maurizio Pariotti: keyboards
  • Fabio Costantino: drums

Voto medio utenti

I DGM con questo "Dreamland", loro quarto capitolo discografico, muovono un ulteriore passo in avanti verso una completa maturità stilistica e qualitativa.
Certo che i picchi di altri validi acts italiani come Eldritch (attualmente a mio parere la miglior band in assoluto del panorama italiano, nonostante il solo sufficiente "Reverse"), Lacuna Coil, Extrema, Labyrinth, Time Machine e via dicendo, sono ancora distanti. I DGM, comunque, stanno crescendo di produzione in produzione, mostrando un'interessante personalità che comincia a prendere forma tra i già tanto esplorati lidi del metal neoclassico e tecnico.
Symphony X, Malmsteen (del quale figura la cover di "You Don't Remember (I'll Never Forget)" sulla verione japan), Dream Theater ed un certo alone prog settantiano, grazie all'apporto delle keys di Maurizio Pariotti, sono i primi fattori che mi vengono in mente per descrivere le coordinate della loro musica.
In evidenza non solo i pregi compositivi della band, ma anche una tecnica fuori dal comune, partendo dal dotato axeman Diego Reali, fino a giungere ad una sezione ritmica che, al di là della tecnica di base e nonostante il recente innesto del bassista Andrea Arcangeli, sembra già ben affiatata.
Menzione anche per l'ottimo nuovo vocalist Titta Tani, che, senza nulla togliere al precedente Luciano Regoli, sembra proprio essere l'anello mancante di cui necessitava la line-up.
Buone le composizioni di questo "Dreamland", che risulta un po' penalizzato da un missaggio non scandaloso, ma che sembra tener un po' troppo a freno la resa effettiva degli strumenti, sottraendone aggressività, insomma, inibendo inopportunamente l'impasto sonoro che esce dalle casse.
Recensione a cura di Elio Bordi

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