Quanto è difficile, anche per i suoi stessi ideatori, andare a “toccare” un classico, … nella discografia contemporanea, saturata da migliaia di
new sensations, veterani di ritorno, ristampe e “riscoperte” varie, l’operazione “disco risuonato”, anch’essa assai frequente, è forse quella che accolgo con maggiore diffidenza, ritenendo assai complicato ottenere risultati apprezzabili quando si sradica il prodotto artistico dal suo contesto storico.
Il “nuovo”
Rovescio Della Medaglia aveva già fornito importanti e sorprendenti rassicurazioni in tal senso grazie a “
Contaminazione 2.0”, ma devo rilevare con immensa gioia e soddisfazione che ne “
La Bibbia” si è addirittura superato, illuminando di linfa vitale composizioni senza tempo, che cinquant’anni fa erano temerarie, viscerali e in antitesi a un certo modo “commerciale” d’intendere la musica e nel 2021 si stagliano all’interno di un
rockrama in cui l’
hard-prog dei
seventies venato di
dark ha recuperato interesse e favore.
Merito, ovviamente, di musicisti dotati di straordinaria sensibilità, capaci, sotto l’alto patrocinio di
Enzo Vita (unico “superstite” della versione primigenia del gruppo), di conservare lo spirito autoctono dell’
album, evitando poi di scadere nell’effetto “duplicazione” o nell’illusoria nostalgia.
Plauso enorme, dunque, oltre al mitico
Vita, ad
Andrea Castelli (chiamato a sostenere l’impegnativo ruolo che fu del fantasioso
Stefano Urso),
Nicola Costanti,
Davide Pepi e
Marco Pisaneschi, che con l’abilità, la cultura e la maturità dei grandi interpreti del genere hanno svolto un lavoro semplicemente esemplare.
La palpabile tensione emotiva de “
La creazione”, la rabbiosa catarsi de “
L’ammonimento”, l’aggressività di “
Sodoma X Y” e l’oscuro e vigoroso melodramma inscenato ne “
Il giudizio”, pulsano al tempo stesso di antico e di moderno, il tutto gratificato da arrangiamenti coerenti, rispettosi e vitali, in grado di annientare parecchi concorrenti, anche molto blasonati, attivi nel medesimo settore di competenza.
L’aggiunta delle versioni in inglese (cantate da
Pisaneschi) dei brani si colloca verosimilmente nel proponimento di rendere più “internazionale” la proposta musicale e sebbene non abbia mai del tutto appoggiato (nemmeno nei confronti dell’adorata PFM) questa sorta di “concessione” espressiva, devo ammettere che si tratta di un complemento quanto mai efficace e riuscito.
“
La Bibbia” è un’opera d’arte … lo era nel 1971, alimentata da un’impellente urgenza espressiva, e lo è ancora oggi, con una superiore “consapevolezza” e la medesima intensità e autenticità … in sintesi, entrambe le edizioni non possono proprio mancare nelle pinacoteche musicali dei veri
rockofili.
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