La
Nordvis, gloriosa etichetta che li produce, definisce i
Blodtår, al loro esordio discografico con un omonimo EP di 15 minuti, come un qualcosa che sta da qualche parte tra Murg e Panphage, ma con un'atmosfera radicata nel misticismo folkloristico.
Se conoscete i gruppi appena citati e date un ascolto ai quattro brani dell'album, converrete con me che l'etichetta non si sbaglia.
Da un lato, infatti, abbiamo un violentissimo black metal che letteralmente lacera il corpo e l'anima per il suo alone gelido reso palpabile da strumenti spietati e senza anima, mentre dall'altro, è evidente una matrice di natura folk che affonda le sue radici all'interno della natura e della meravigliosa terra dalla quale proviene questo misterioso gruppo.
Davvero resta poco altro da dire.
Il catalogo della
Nordvis, d'altro canto, parla chiaro: con i
Blodtår si va sul sicuro e tutti coloro i quali amano le atmosfere nordiche e la spaventosa forza distruttiva del metallo nero, quello più puro ed epico, troveranno in questi pochi minuti di musica la sublimazione del piacere oscuro e primordiale che ammanta questo suono così fuori moda, così fuori tempo da non avere niente a che fare con il mondo che ci circonda.
"Blodtår" è un album da gustare in religioso silenzio, ben coperti e, se possibile, di notte mentre fuori la luna illumina, fiocamente, la vile civiltà umana.
Perla di autentico nero nordico che mi spinge, già da adesso, ad attendere spasmodicamente l'esordio di lunga durata di questi intransigenti cantori dello sprezzante inverno del Nord.
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