I
Crypt Monarch sembrano gli Sleep del Costa Rica. Questo mi è venuto in mente durante l'ascolto di "
The necronaut", primo sforzo discografico del trio di San Josè.
L'influenza della band di "Dopesmoker" risulta chiara come il sole e massiccia come un lottatore di sumo. Tre brani sfibranti tra i dieci e i quindici minuti, stessa opprimenza doomeggiante, medesima propensione all'autoindulgenza tossica, uguale uso dei fuzz-riff ipnotici e delle ritmiche ritualistiche. In sostanza, sound saturo e psycho-sludge ma molto derivativo.
Se si supera la sensazione di ricalco stilistico, è anche un lavoro onesto e di una certa efficacia. Il passo macilento e drogato di "
Aglaophotis" sul quale si innestano vocals effettate e narcotiche, ha un buon tonnellaggio da stordimento. Roba da ciondolare la testa con attitudine stuporosa senza interruzione.
Il quarto d'ora di "
Morning star through skull" evoca anche la distorsione gravitazionale degli Electric Wizard, con una pigra pesantezza da dopopranzo natalizio. Il tiro è monodirezionale ed implacabile, tra rigurgiti Sabbathiani esasperati all'eccesso e vibrazioni acide che inspessiscono la base sludge già di per sè totemica.
La restante "
Rex meridionalis" è ugualmente cavernosa e profondamente oscura, un tetro percorso nell'abisso dello psycho-sludge più grezzo e pastoso.
Un trittico di brani sfiancanti, grevi, ultra-heavy ed ispirati all'abuso di sostanze psicotrope. Se teniamo conto che la band si è formata da poco più di un anno, il risultato generale appare sufficiente. Però il rischio di essere considerati dei meri cloni dei nomi citati è al momento piuttosto alto. Vedremo se in seguito i costaricani troveranno una via maggiormente personale ed autonoma.
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