Potremmo tranquillamente considerare l’eponimo debutto degli
Out Of This World il secondo
full-length dei Kee Of Hearts, ma è presumibile che chiamando in questo modo la nuova collaborazione tra
Tommy Heart e
Kee Marcello, anche il
rockofilo meno attento finirà per esserne quantomeno incuriosito.
Un “rischio” allo stesso tempo, perché andare a “toccare” le eccellenze della musica eleva fatalmente il livello delle aspettative e pone la
band sotto una forma particolarmente esigente di lente d’ingrandimento.
Evidentemente i nostri non temono gli impegnativi confronti (del resto se lo hanno fatto i Black Sabbath con l’
affaire Heaven and Hell ... si legge nella scheda di presentazione dell’opera ...) e anzi, aumentano il “carico” coinvolgendo, per le operazioni di missaggio, quel
Ron Nevison già in cabina di regia del magistrale albo degli Europe.
Per chi, come il sottoscritto, aveva ampiamente apprezzato “
Kee of hearts”, l’interesse, al di là di ogni altra considerazione su problematiche valutazioni comparative e su discutibili scelte “propagandistiche”, è assorbito dalla qualità dei contenuti ed ecco che non è affatto difficoltoso venire istantaneamente conquistati da dieci magnifiche canzoni di
hard melodico, vibranti, intense e impreziosite dal tocco
pomp delle tastiere (in parte suonate dal mitico
Don Airey).
Tommy è il “solito” dominatore della fonazione modulata, la chitarra di
Marcello unisce tecnica sopraffina e sensibilità e la sezione ritmica, gestita da
Ken Sandin (Alien, pure lui nei Kee of Hearts) e da un ottimo
Darby Todd (Devin Townsend, Gary Moore, The Darkness), asseconda con perizia e misura i due protagonisti del gruppo, impegnati senza risparmiarsi nell’esaltazione espressiva di composizioni di alto livello.
Arrivati proprio alle peculiarità del
songwriting, diciamo che, nonostante qualche ovvia similitudine, non ci sono fastidiosi tentativi di replica dei
Kee Marcello’s Europe e anche se in "
Hanging on” e “
In a million years” (tra l’altro, brano composto per “
Prisoner in paradise”), ad esempio, si assiste ad una sorta di lieve
Tempest-izzazione (bella definizione,
eh ...) dell’ugola di
Newton, l’intera operazione, inserita in un contesto di grande soddisfazione
cardio-uditiva, appare assolutamente funzionale ed emozionante.
Stesso
feedback sensoriale che si riceve dall’
opener “
Twilight”, da “
Lighting up my dark” e da “
Ain't gonna let you go” (appena meno efficace, invero ...), magniloquenti gioiellini Journey-
iani abilmente pilotati dalla
band al gran completo, e da una “
Staring at the sun” che inocula nelle sue suggestive fibre sonore cangianti sincopi melodiche (vagamente rimembranti i The Police) e barlumi
prog.
“
The warrior” svela il lato più
bluesy, irrequieto e virtuosistico (qualcosa tra Van Halen e Mr. Big) dell’approccio musicale degli
Out Of This World, a cui ovviamente non manca nemmeno una speciale vocazione squisitamente passionale, brillantemente rappresentata da “
Up to you” e dalla
ballatona “
Only you can teach me how to love again”, sublimate da un cantante che non smette di sorprendere per le sue magistrali dotazioni interpretative.
Una buona “
Not tonight” (e alcune
demo version di pezzi inclusi in scaletta ... ma è disponibile anche un’edizione dell’opera con sette
bonus dal vivo) arriva a chiudere in bellezza un’occasione imperdibile per godere ancora una volta di quei suoni radiosi, armoniosi e pulsanti, inossidabili all’usura del tempo ... insomma, si potrebbe dire “
Let the good times rock” (
ooops ...), oggi come nel 1988.