Chi segue le mie elucubrazioni su questo portale si ricorderà, forse, dell'ottima impressione che gli
Det Eviga Leendet mi avevano suscitato con il loro esordio discografico
"Lenience".
Ovvio, dunque, che aspettassi con un certo interesse il loro ritorno sulle scene, tanto più che la notizia che dietro al microfono del nuovo album ci sarebbe stato
Jacob Buczarski, mente dei grandi Mare Cognitum, aveva ulteriormente amplificato l'hype intorno a
"Reverence".
Sarà che le aspettative erano alte, sarà che sono invecchiato, sarà quel che sarà (come diceva qualcuno), ma, dopo questa attesa e dopo l'ascolto del disco sono rimasto con una espressione tipo: meh!?
Traduco per i non avvezzi: deluso, e deluso tanto.
L'album è aspro, desolante, tagliente e gelido, ma non riesce a suscitare la benché minima emozione.
I
Det Eviga Leendet suonano furiosi ed il loro black metal, dal taglio moderno e vicino (anche troppo a volte) alla scuola tedesca dei Der Weg Einer Freiheit, ti colpisce in faccia come una tormenta, ma alla fine dei sei pezzi che compongono
"Reverence" non resta davvero nulla: sembra di ascoltare ininterrottamente lo stesso brano, fatto con le stesse minime variazioni, violentissimo, con il buon
Jacob che si sgola come un dannato, con "melodie" appena accennate ed un senso di vuoto disturbante che ti attanaglia... ma non nel senso "buono" della cosa.
Certo, non voglio dire che questa nuova uscita sia un brutto lavoro, perché non lo è, anzi, formalmente siamo di fronte ad un lavoro perfetto che assolve benissimo al suo compito di esprimere il buio che tormenta il nostro mondo fatto di ciarlatani che lo inquinano, ma considerando le grandi capacità dimostrate dal gruppo in passato,
"Reverence" è un passo indietro o, lo spero per i nostri, un album di passaggio verso una forma espressiva che possa tornare a stupire e soddisfare l'ascoltatore.
Per quanto mi riguarda, la sufficienza è raggiunta (ampiamente), l'eccellenza resta, invece, molto lontana.
Mi dispiace.
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