Potrei bollare
"Carpe Diem", ventitreesimo disco in carriera dei
Saxon, con i soliti e strabusati aggettivi, inossidabile, immortale, e così via. La verità è che, almeno per come ho avuto modo di percepire durante l'ascolto, i
Saxon abbiano avuto davanti, per forza di cosa, esattamente 4 anni per lavorare a questo nuovo album, un lasso temporale non indifferente sopratutto per una band quasi operaia, abituata a sfornare dischi su dischi ogni due anni orientativamente. La sensazione che ho avuto è stata quindi quella di una maggiore freschezza nei pezzi, non fatti a stampino (per quanto il termine stampino con i
Saxon equivalga sempre a ottima qualità), ma che abbiano anche la possibilità di essere ricordati anche a distanza di mesi, e non essere posti sul dimenticatio dopo poco tempo.
Non cambia la lineup, ma vediamo però come
Andy Sneap oltre a condivere il ruolo di produttore assieme all'eterno
Biff Byford, si sia occupato anche di alcuni parti riguardanti le chitarre. E viste le ottime performance di
Sneap assieme ai Judas Priest negli ultimi anni, potete star decisamente tranquilli, il risultato scaturito è veramente ottimo. Sì, perchè al di fuori di una produzione non forse al top,
"Carpe Diem" appare come un disco che giova di un vigore ed energia non da pochi.
Tolto il singolo
"Remember The Fallen", dedicato a tutti i caduti nella pandemia ma musicalmente non eccelsa, il resto del disco viaggia su ottimi binari, prendiamo ad esempio il primo singolo
"Carpe Diem (Seize The Day)" che viaggia in tipico stile
Saxon post 97', riff roccioso, ritornello catchy, e heavy metal senza compromessi. In particolare è da segnalare
"The Piligrimage", un mid tempo molto evocativo sin dalle prime note che grazie anche a un
Biff decisamente ispirato si contende il premio di miglior pezzo del lotto assieme ad altri come
"Lady In Gray" con delle tastiere che accrescono il pathos della canzone in sè, o anche la motorheadiana
"Dambusters". Si cala un po' con le canoniche
"All For One" e
"Living On The Limit", non brutte per carità, ma il tempo di finire la riproduzione e già si sono dimenticate. Cosa che invece non accade con
"Supernova", altro highlight del disco, che con un terremotante riff e un Glocker infuriato dietro le pelli potrebbe decisamente essere un ottimo estratto del disco da portare in sede live.
Solito disco alla
Saxon? Non mi sento di affermarlo pienamente, dato che comunque in
"Carpe Diem" come detto all'inizio si sente una vivacità rinnovata, vuoi anche il forte desiderio di tornare a suonare dal vivo. Con questo non voglio dire che i dischi precedenti siano stati composti tanto per, ma che nonostante l'età i
Saxon sono stati capaci (ancora una volta) di saper ritrovare la giovinezza e la determinazione per poter affermare
'siamo ancora qui', solo applausi.